Studi legali e fatturati: come d’autunno sugli alberi le previsioni…

di nicola di molfetta

 

Come chiuderà il 2020 per gli studi legali d’affari e in particolare per i loro conti? Ah saperlo! Noi abbiamo provato a domandarlo ai diretti interessati che, come potrete leggere nell’interessante articolo firmato da Giuseppe Salemme su questo numero di MAG, nel 88,5% dei casi hanno già elaborato una stima dell’impatto dell’emergenza Covid-19 sui rispettivi fatturati.

Quasi quattro insegne su dieci si aspettano una riduzione dei ricavi rispetto al 2019 (che, è bene ricordarlo, è stato un anno di grande crescita per tutto il comparto). C’è poi un 24% circa che si aspetta di chiudere l’anno addirittura in crescita (si tratta per lo più di studi da poco costituiti o di piccole dimensioni o con una presenza importante nei settori e nelle industry che non hanno risentito dell’effetto virus). Quasi il 37% degli interpellati, infine, si è tenuto sul vago, indicando una previsione in linea con quanto fatto nell’esercizio precedente (che, a detta di molti, sarebbe già un risultato da festeggiare).

Questa porzione consistente di “incerti” o “prudenti” per non dire “cauti ottimisti” è quella che, peraltro, appare più consapevole del fatto che questo 2020 è un anno che si porterà a casa giorno per giorno.

L’andamento dell’m&a, practice regina per le strutture dedite alla business law, fa chiaramente percepire l’attività che nonostante mascherine, distanziamenti e lockdown, gli operatori del settore sono riusciti a portare avanti nei mesi precedenti (date un’occhiata anche al Barometro del mercato su questo numero di MAG).

Ci sono però almeno due fattori che incideranno definitivamente sugli esiti finali di quest’anno bisesto. Il primo è rappresentato dalla pressione tariffaria che, anche causa Covid, molti clienti hanno esercitato nel negoziare le parcelle dei loro consulenti. Ne abbiamo parlato qualche tempo fa, proprio su queste pagine. Si tratta di una sorta di tassa occulta sulla crisi che gli operatori finiscono con l’accettare perché in molti casi l’alternativa sarebbe non lavorare.

Il secondo fattore, invece, è il fattore “D” come dicembre. L’ultimo mese dell’anno, ogni anno, è il mese in cui si gioca buona parte del balzo che uno studio riesce a mettere a segno rispetto all’anno precedente. Ci sono studi in cui a dicembre si decide una percentuale che può arrivare al 20, 30 o persino 40% del fatturato annuo.

Sebbene il presidente del consiglio Giuseppe Conte abbia fatto sapere di non voler più sentir parlare di lockdown, l’ipotesi che si arrivi a una nuova serrata per cause di forza maggiore comincia a circolare. E se dovesse coincidere con la fine dell’anno, per molti potrebbe trattarsi di una mazzata difficile da sopportare.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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