Segni e Mazziotti: il ritorno
Roma sceglie Gianni. Almeno buona parte di essa. Mentre lo studio Lombardi era in trattativa per negoziare la propria integrazione in BonelliErede, 15 dei suoi professionisti di stanza nella Capitale hanno chiuso un accordo per entrare, o meglio tornare, in Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners (Gop). A guidare il gruppo, i soci Antonio Segni e Andrea Mazziotti di Celso, gli ex più noti di questa partita. I due, insieme a Fabio Labruna, nel 2006 sono stati infatti gli animatori del primo grande spin off subito da Gop: un’operazione clamorosa da cui è nato lo studio Labruna Mazziotti Segni (oggi LMS) e che in un certo senso ha inaugurato una stagione che sarebbe culminata circa un anno più tardi nell’operazione Legance, guidata da Filippo Troisi, Alberto Giampieri, Bruno Bartocci, Giovanni Nardulli e Alberto Maggi.
L’incontro con Giuseppe Lombardi e quello che, all’epoca, era lo studio Lombardi Molinari & Associati, avviene nel 2013.
A settembre Segni, Mazziotti, Federico Vermicelli e un gruppo di collaboratori decidono di aprire un altro capitolo della loro storia professionale unendo le forze alla super boutique milanese nata nove anni prima da un’altra separazione eccellente (quella da Pedersoli).
Il passaggio in Lombardi Molinari doveva diventare ufficiale con l’inizio del nuovo anno. Ma il mercato, come spesso accade, è stato più veloce delle note di palazzo e l’operazione viene annunciata dopo l’estate (si veda il numero 1 di MAG).
Nasce lo studio Lombardi Molinari Segni. Una volta completato il trasloco, Antonio Segni prende le redini del capital markets, suo ambito d’elezione. Vermicelli va a rafforzare la potenza di fuoco della super boutique nel corporate m&a dove opera anche Mazziotti che però decide di dedicarsi anche alla politica. Si candida con Mario Monti in Scelta Civica. Viene eletto. Una delle ultime operazioni che segue, prima di entrare in Parlamento, è l’acquisizione del 45% di Verizon Wireless da parte di Vodafone. Alle ultime elezioni ci riprova con +Europa di Emma Bonino, ma la lista non raggiunge la soglia del 3%. E così torna a tempo pieno a fare l’avvocato. Attività mai smessa, invece, da Segni che, per restare ai tempi recenti ha fatto parte del pool legale che ha affiancato i joint global coordinator e joint bookrunners che si sono occupati della più importante Ipo del 2019, ovvero dello sbarco in Borsa di Nexi (pagamenti digitali): un deal da 5,4 miliardi di euro.
Quando è chiaro che lo studio Lombardi Segni (il nome è cambiato nel 2017 quando Ugo Molinari ha dato vita alla propria boutique) ha deciso di trattare la propria integrazione con BonelliErede, Segni, Mazziotti e buona parte della sede di Roma dello studio decidono di sondare il mercato e valutare possibili alternative.
I rumor, a tale proposito, si inseguono e li “avvicinano” di volta in volta a un’altra grande insegna italiana così come a un’altra super boutique.
Alla fine, però, la voce che sembra più credibile è quella secondo cui Segni, Mazziotti e il resto dei 15 (ex) Lombardi starebbero per siglare un’intesa con Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners.
Lo studio delle origini. Che nel frattempo non solo ha proseguito il suo percorso nel mercato dei servizi legali ma ha anche costantemente rafforzato il suo posizionamento e ingrandito le proprie dimensioni. In base agli ultimi dati elaborati dal centro ricerche di Legalcommunity per lo speciale Best 50 (pubblicato in questo stesso numero di MAG), lo studio ha chiuso il 2018 con un fatturato complessivo di…
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