ESCALATION

un racconto di nicola di molfetta

Alle nove di sera di un ordinario mercoledì d’autunno, l’icona della Posta in Entrata, in basso a destra sul desktop del portatile di Massimo Segagni, lampeggia per un istante seguita da un trillo. C’è un nuovo messaggio. Il caporedattore di BusinessToday.it si allunga come un gatto e si tira su dallo sprofondo in cui è stato trascinato dall’articolo che sta passando per l’edizione della mattina del suo giornale online. Si tratta di una eneide firmata da tale Egisto Rossano, chief performance consultant di Settembrini & Co – primario studio di consulenza strategica – intitolata: Imprese e adviser, rotta verso la competitività. Un testo di sedicimila battute, spazi inclusi, che il direttore ha suggerito di pubblicare l’indomani all’alba, quando quel blob di avverbi e aggettivi che ha inghiottito una mezza opinione degna di nota potrà rovinare la giornata al minor numero di lettori possibile facendo comunque contento il buon Rossano e soprattutto il suo amministratore delegato che, anche per il 2027, ha deciso di rinnovare il sostegno della Settembrini & Co alle attività del piccolo giornale di settore.

– Max, te ne occupi tu?
– Certo direttore, tanto non ho un cacchio da fare…
– Dai che c’è solo da eliminare qualche refuso e un paio di ripetizioni… Basta che lo tagli a quattromila battute. Altrimenti chi se lo legge?!
– Appunto…
– Dai non fare così. Ci vediamo domani?
– Sì, sì. Ci vediamo domani…
– Buona serata!
– Buona serata a te!   

Sono passate due ore. Massimo è ancora lì. Lavora alla lentezza della noia. E quando sente il blin della sua posta elettronica, si domanda come sia possibile che ci sia qualcuno che a quell’ora, senza il minimo senso del pudore, si diverta a scrivere alla posta di redazione per inoltrare una richiesta o, peggio ancora, un comunicato stampa. Se non è spam o la notizia dell’anno, pensa il capocronista di Business Today, rischia di essere solo una rottura di coglioni: una rettifica, la richiesta di integrazione di una notizia di due giorni prima, o la proposta di un eccitante approfondimento sull’effetto che la crisi climatica sta avendo sull’andamento dei mercati euroasiatici.

Massimo, che fino a pochi minuti prima stava sognando una sigaretta anzi una birretta al Bootleg Pub assieme a Lucilla o, in alternativa, con un paio di ex colleghi del Corriere, allunga bradipico una mano sul mouse ergonomico ricevuto in dono dall’azienda dopo cinque anni di onorato servizio, e come un consumato giocatore di poker decide di andare a vedere. Del resto, si dice, il testo fluviale del generoso dottor Rossano può aspettare, e io ho proprio bisogno di una pausa per riprendermi dal torpore che solo certi inutili infiniti sono capaci di provocare.

Quanta poesia, in quel metro e settantasei per ottantacinque chili di capocronista finanziario.

L’oggetto della mail è: Fattura pdc LopeLex. A mandarla è stato Saverio Gilli. Un comunicatore. Quel Gilli che ogni tanto scrive al giornale per proporre un commento tecnico a questa o quella nuova legge in materia di risparmio e diritto finanziario per conto di uno dei suoi innumerevoli clienti che si occupano di consulenza legale d’affari. Avvocati. Una persona gradevole questo Gilli, nonostante tutto. Anche se non lo ha mai visto in faccia, il caro Max se lo è sempre immaginato così: volto paffuto, l’alito che sa di Mentadent Plus, un bel paio di baffi neri o forse un pizzetto, e i capelli lunghi di chi a lavorare in una società di pubbliche relazioni che si occupa più che altro di studi legali, c’è finito un po’ per caso e un po’ per sbaglio perché, se fosse stato per lui, avrebbe passato la vita a fare altro, magari il volontario per una di quelle Onlus che provano a salvare il mondo senza finalità di lucro.
Il tono dei suoi messaggi, quella prosa sempre cortese, e tutto il repertorio di Buongiorno, Buonasera, Scusa il disturbo, Grazie per l’attenzione e Un caro saluto, che mai fa mancare nelle epistole dal piglio fratesco, gli rendono da sempre quel Saverio Gilli molto simpatico.

Che succede, Saverione bello? Si domanda il giornalista mentre accompagna il cursore sul titolo del messaggio per approfondirne il contenuto.

Si tratta di un sollecito di pagamento, scritto in perfetto gillese. C’è tutto quello che ci deve essere in questi casi: l’indicazione del compenso atteso per il piano di comunicazione messo a punto per tale LopeLex studio legale associato; un passaggio in cui si ricorda al destinatario che i termini per tale pagamento sono già scaduti da alcune settimane; una riga utile a far intendere che quella richiesta sarà l’ultima in tono bonario, mentre eventuali successive comunicazioni arriveranno su carta intestata di un altro studio legale incaricato di tutelare gli interessi dall’agenzia. Anche in questa missiva lo stile Gilli si percepisce e sembra rendere meno aspro il messaggio che, seppure pacato e cordiale, non lascia spazio a fraintendimenti. Questi tizi di LopeLex studio legale associato devono cacciare il grano. E pure in fretta. Del resto, quando si parla di soldi… In questo caso si tratta di un conto da 3.388 euro più Iva. Non certo una cifra astronomica. Ma di questi tempi…, pensa Massimo.

Ad ogni modo è chiaro che si tratta di un errore. Il buon Gilli ha inoltrato alla redazione di Business Today un messaggio che era destinato alla segreteria dello studio LopeLex. Solo che, il buon vecchio comunicatore ha inserito per sbaglio in copia conforme un indirizzo mail di gruppo. Evidentemente una mailing list di contatti giornalistici che include anche quello di BT.

Poco male, caro Saverio. Pensa il nostro Max, puntando le mani sui braccioli della sedia girevole e issandosi per qualche secondo a elle come un ginnasta koreano alle parallele. Poi si risiede e dopo aver arpionato la mail di Gilli la sposta senza perdere altro tempo nel cestino virtuale del suo pc che conferma il buon esito dell’eliminazione riproducendo il suono di un foglio accartocciato, o qualcosa di simile.

Vabbè, torniamo al dottor Rossano! prova a farsi coraggio il giovane Max. Gli restano solo un paio di migliaia di battute da sforbiciare e finalmente avrà finito. Ma prima, il nostro procrastinatore, decide di sgranchirsi le gambe e andare a prendere un caffè alla macchinetta. Ha notato che in segreteria c’è ancora Lucilla. Anche oggi ha passato molto tempo pensando a lei. Alla sua camicetta di seta bianca e all’eleganza di quel paio di orecchini pendenti con cui si è presentata in ufficio. Sono settimane che vorrebbe approcciarla per chiederle di uscire. Ma con lei diventa timido. E ogni volta trova una scusa per rimandare.

Davanti alla sua porta, tamburella le nocche sullo stipite. Caffettino prima di andare? Lei gli sorride e dice che lo accompagnerà soltanto. Se dovesse bere un altro caffè a quell’ora non chiuderebbe occhio per tutta la notte. Restano insieme per qualche minuto. A Max sembrano solo pochi istanti. Anche stavolta, non ha avuto il coraggio di chiedere niente. Hanno parlato del freddo che non arriva. Delle alluvioni in Sicilia. Dell’ennesimo blocco della linea 4 della metropolitana. Lucilla ha mostrato interesse anche per il nuovo piano editoriale presentato dal direttore la settimana prima. Beata lei.

Di nuovo davanti allo schermo del pc, Massimo Segagni batte le dita su dei tasti a caso per far riprendere la macchina dal torpore dello stand by in cui è piombata durante la sua assenza. Sul desktop compare un’altra notifica della casella di posta elettronica. C’è un nuovo messaggio in entrata. Oggetto: Fattura pdc LopeLex. È ancora Saverio. Si è accorto di avere inoltrato per sbaglio il file di recupero crediti alla lista “Gior.Uno”.

“Carissimi, credo vi sia evidente che non eravate voi i destinatari della precedente mail – scrive in perfetto gillese -. Vi prego di ignorare il messaggio e di perdonare l’inconveniente. L’occasione mi è gradita per augurarvi buona serata, in attesa di avere presto occasione di sentirvi o incontrarvi in qualcuna delle nostre consuete iniziative”.

No problem caro Gil, pensa Max. Volerti male è impossibile. Poi, con un gesto automatico si libera anche di questo messaggio, pronto a rimettersi finalmente al lavoro.

Neanche il tempo di riaprire la bozza della Rossaneide a cui sta lavorando dalle sette meno un quarto, che un nuovo trillo riapre la faccenda dei 3.388 euro Iva esclusa dovuti dagli avvocati di LopeLex alla GR Communications Srl. È Matteo B. Un altro giornalista. Massimo lo conosce. Lavora per Money & Honey, pubblicazione verticalissima, organo ufficiale dell’associazione produttori di miele italiano. Un tempo, Massimo ci giocava a calcetto con Matteo B. Poi lui si è sposato e ha deciso di smettere. Massimo, invece, ha continuato con i colleghi più giovani lasciando sul campo un crociato, una caviglia e persino il tendine d’Achille. Anche l’apiscrittore, come il collega di Business Today punto ittì, ha capito subito l’errore, solo che a differenza sua si è sentito in dovere di tranquillizzare Saverio e dare un riscontro al suo messaggio di scuse. “Figurati, Save! ci sentiamo presto”. E ciao anche a Matteo.

Ora, però, cerchiamo davvero di chiudere questo articolo, altrimenti qui si fa notte, pensa Max. Tra l’altro, pure Lucilla è andata, e le ragioni per restare ancora in redazione sono definitivamente crollate sotto la linea dello zero.

Ma la faccenda della mail di Gilli sembra cospirare contro di lui. C’è un nuovo messaggio. La missiva elettronica è di un altro destinatario della Saverio’s List.

Quanta gente hai ficcato in quel gruppo, benedetto Gillino? Vorrebbe chiedere Max al pr gentiluomo.

Il mittente è un certo Lodovico Morelli di Economiaweb. Con una punta di acidità domanda come mai il suo indirizzo sia presente in “questa catena”. Non aggiunge altro. Gli frega zero delle scuse, già mandate, dell’errore umano già confessato, del fatto che ormai è tardi e forse basterebbe soprassedere alla questione per vederla sfumare, come la fine di un pezzo pop degli anni Ottanta dopo il terzo minuto e ventidue di riproduzione. Le parole di questo Morelli sono come il primo tuono che annuncia un temporale. E infatti, non passa nemmeno un minuto che l’icona della Posta in Arrivo si ravviva certificando la ricezione dell’ennesimo messaggio. T.T@qualcosamail.it, saltando ogni convenevole, si attacca alla domanda dell’esimio collega Morelli confermando che anche lui (o lei, in effetti) si ritrova in questa catena di posta elettronica senza sapere perché. Poi osserva: “Suggerirei di cancellare subito ogni altra mail con questo oggetto prima ancora di aprirla e prima che la cosa diventi virale. Grazie e buon lavoro”.

Max si domanda se questo o questa T.T. abbia anche solo una vaga idea di come funzionino le e-mail e della differenza che intercorre tra dire delle ovvietà e dimostrare la propria superiorità intellettuale limitandosi al silenzio. 

Posta in Arrivo. C’è un nuovo messaggio.
Lo sapevo, si dice Max che intanto ha deciso di chiudere il testo in revisione anche se ancora milleduecentosessantacinque battute più lungo di quanto gli abbia chiesto il direttore. Del resto, è talmente noioso che nessuno riuscirà a superare la quarta riga.

È Anton Luca, collega e socio di Saverio. Ha capito la piega che sta prendendo il caso LopeLex, e non sopporta l’idea di vedere il suo sodale travolto dall’onda polemica assieme al suo carico di buoni sentimenti e sincera contrizione.

Anton Luca di cognome fa Rancore, e ha ben altra indole rispetto a quella del caro Saverio. Max se lo immagina, seduto al computer o su un terno della metro, cellulare in mano, mentre digita rapido e sicario una risposta farcita di sarcasmo all’indirizzo di chiunque altro stia pensando di unirsi al coro di dolenze per il disturbo arrecato dalla mail indesiderata. Rancore si mette subito a livello. Anche lui pensa che saluti e cortesie si possano dare per scontati e verga un incipit dall’evidente sottotesto pulp: “… E soprattutto – scrive – suggerirei di rispondere solo al mittente e non a tutti. Grazie”, punto e stop.

Come a dire: spocchiosissime teste di ca**o, se non la smettete di replicare a questo messaggio che, come vi è stato già spiegato, è partito per sbaglio con la vostra mailing list in copia, questa faccenda non terminerà mai. Non dovete far altro che ignorarlo per far sì che sparisca immediatamente dai vostri schermi e dalle vostre misere esistenze (ché se a quest’ora siete ancora lì, avvinghiati a un’inutile polemica sul nulla cosmico significa solo che le vostre vite sono state un errore commesso dal caso).

Anton Luca, da esperto di comunicazione qual è, non può non avere coscienza di ciò che ha appena fatto. Ha preso un secchio, l’ha riempito di benzina e lo ha lanciato sul fuocherello di una polemica che a questo punto divampa in un incendio.
In rapida sequenza, Adriano (Agenzia News), Elli (Radio 7 su 7) e Ada (Focus Finance) scrivono ancora «a tutti» chiedendo di essere eliminati dalla lista a cui non hanno mai dato adesione esplicita.

Giorgio Arciprete, free lance da anni al soldo di Parole e Speranza,  fa un tentativo disperato. Magari, pensa, non hanno davvero capito. E allora digita, dopo pochi, istanti che  “se tutti rispondiamo ancora, questa cosa continuerà all’infinito. Bisogna smettere di rispondere alla mail perché siamo tutti in cc”.

Max può sentire il panico che si diffonde nella rete. E sa che presto qualcuno la sparerà grossa.

Rassegnato rispetto ai suoi programmi per la serata, adesso darebbe la sua maglia dell’Inter autografata da Javier Zanetti per una birra e una vasca di popcorn.

C’è un nuovo messaggio. Max non perde tempo. È Valerio B. Trading Insight. È lui che si fa carico di sobillare il popolo dei coscritti elettronici. “Al prossimo giro faccio intervenire il mio legale! Chiunque voglia considerare la possibilità di far valere i nostri diritti contro questa continua mancanza di rispetto, mi può contattare in privato. Personalmente, sono stufo di certi abusi. Mi spiace per l’errore, ma ne faccio ormai una questione di principio”.

Continua mancanza di rispetto? si chiede Max, immaginando il collega armato di tutto il suo sdegno mentre scrive alla Posta dei Lettori del Grande Quotidiano Nazionale nella speranza di godere dei quindici minuti di notorietà promessi dal profeta, sull’edizione del giovedì, raccontando la sua tragedia di giornalista violato dalle continue irruzioni di posta spazzatura che intasano la casella elettronica e lo condannano a un’eterna Recherche du temps perdu.

La situazione è fuori controllo. Massimo immagina la faccia del povero Saverio, istigatore involontario di questa ondata d’indignazione di massa. “Ma come gestite le vostre mailing list!?!”, sbraita Camilla (Politica-Mente). “Cancellatemi!”, ordina Malcom (Daily Bugle Italia). “Eliminate anche il mio indirizzo. Grazie!”, si unisce Paolo (Famiglia Cattolica).

Non c’è speranza, pensa Max. Che però viene sorpreso da un nuovo messaggio. Venticinque righe che trasudano autorevolezza e potrebbero dare una svolta decisiva a tutta la questione.

Le ha battute Ivan C. (che il nostro ha già deciso di ribattezzare “Il Grande”) dell’autorevole quotidiano internazionale Herald Money. Dopo aver ribadito che continuare a rispondere «a tutti» contribuirà solo a rendere infinito questo giro di mail indesiderate, ordina in lettere capitali:

“DA QUESTO MOMENTO NON RISPONDETE E NON ARRIVERÀ PIÙ NULLA A NESSUNO! Poi aggiunge tra parentesi (per Saverio: non rispondete neanche voi, non c’è bisogno che sottolineiate nuovamente quanto accaduto. Non scrivete nemmeno per ringraziarmi, a posto così)”.

Wow, pensa Max. Mancano solo sigla e titoli di coda. Il fatto che il Grande abbia deciso di intervenire personalmente, spendendo per questa storia sessanta, forse novanta secondi del suo preziosissimo tempo di editorialista e corrispondente dall’Italia del prestigioso giornale rosato non potrà che zittire il resto della Saverio’s list. Anche i più agguerriti non potranno far altro che un passo indietro, rinculare in un silenzio d’accettazione dopo le parole conclusive pronunciate dal decano della categoria, non tanto per compassione verso il malcapitato comunicatore, quanto per doveroso rispetto nei confronti del grado e dell’anzianità del collega.    

Fine dello show.

Massimo Segagni decide che anche per lui è ora di andare. Ripone gli occhiali nella custodia. Chiude a chiave il cassetto con i suoi taccuini per gli appunti e le bic Atlantis. Poi va in bagno per fare due gocce prima di passare dal pub, nella speranza di trovare ancora compagnia. Sono quasi le undici. Spegne la lampada da tavolo lasciando che la stanza piombi nel buio bluastro dei computer in modalità risparmio energetico. Indossa l’impermeabile con i bordi delle maniche consunti ed esce senza accorgersi dell’ennesimo sibilo che scuote il suo computer. L’icona della Posta in Arrivo sorge ancora. C’è un nuovo messaggio. Oggetto: Fattura pdc LopeLex.

*Quello che avete letto è un racconto di pura fiction. ogni riferimento a fatti, cose, persone, è da ritenersi puramente casuale e frutto della fantasia dell’autore.

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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