Comunicatori “salva INPGI”

Allargare o no la platea degli iscritti all’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) anche ai comunicatori? Risollevare le sorti finanziarie della cassa dei giornalisti italiani è un emergenza. Ma la soluzione che si sta studiando (c’è un tavolo tecnico al ministero del Lavoro) non sta mancando di suscitare diversi malumori. Legalcommunity.it ha deciso di ospitare le voci di questo dibattito. Ovviamente, chiunque lo vorrà qui troverà uno spazio per esprimere la propria opinione. 

di claudio cosetti

Sono un professionista che lavora nella comunicazione da oltre venti anni. Non so se posso definirmi un comunicatore perché in realtà, a livello normativo, non esiste una definizione di questa figura professionale e non esiste un albo. Molte figure professionali si definiscono comunicatori e questo termine include aree di attività, competenze e percorsi molto differenti tra loro. Dalla consulenza alle attività di relazioni media, dalle PR al digital PR, dagli eventi alle sponsorizzazioni, dai centri media alla pubblicità, dalla comunicazione interna al crisis. Un aspetto però è stato per tanto tempo chiaro, almeno a livello normativo. I comunicatori non sono giornalisti mentre anche i giornalisti possono essere comunicatori.

Il numeroso popolo dei comunicatori che per tanti anni non ha avuto dignità di riconoscimento è improvvisamente salito agli onori della cronaca per un emendamento che l’attuale Governo sta cercando di fare approvare dal Parlamento. Un emendamento noto come “salva INPGI”. I comunicatori potrebbero infatti divenire, nelle intenzioni del Governo, in particolare della Lega, lo strumento per la salvezza dell’INPGI ossia l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti che non versa in buone acque e che necessita di un’iniezione di nuovi contribuenti e contributi. Il proposito ha però, tra i tanti limiti, un limite fondamentale che sta nell’individuazione di chi sia e come si definisca un comunicatore essendo un tema mai trattato.

L’altro, ben più grave limite dell’iniziativa, sta nel fatto di volere introdurre un importante cambiamento nella previdenza di tanti professionisti e dipendenti pubblici e privati senza nemmeno preoccuparsi di chiamare al tavolo le associazioni che li rappresentano o potrebbero rappresentarli, pur nell’estrema frammentazione di questa categoria. Non ci sono al tavolo con il Governo associazioni quali, ad esempio, FERPI o quali, ad esempio, Manageritalia che rappresenta tanti dirigenti che lavorano nella comunicazione e che sono inquadrati nel contratto del commercio.

Forse ci sono altre modalità di risolvere il problema dell’INPGI ma soprattutto ci vorrebbero iniziative maggiormente rispettose di tutte le parti in gioco. Da parte mia svolgo attività di consulenza nella comunicazione. Non sono un giornalista e non sono, almeno ad oggi, un comunicatore.

CLICCA QUI E LEGGI L’INTERVENTO DI MASSIMO FIASCHI, SEGRETARIO GENERALE DI MANAGER ITALIA

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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