Vittoria al Tar del Comune di Riace. Gli avvocati in campo
di elisabetta barbadoro
Il Tar Calabria ha accolto il ricorso del Comune di Riace, guidato da Mimmo Lucano (nella foto), revocando il provvedimento con cui il ministero dell’Interno, aveva escluso il Comune della città calabrese dal progetto Sprar, dedicato all’accoglienza di migranti e richiedenti asilo.
I giudici amministrativi hanno accolto due delle cinque motivazioni con cui i legali del Comune di Riace, supportati dal team ad adiuvandum dagli avvocati dell’associazione Italiastatodidiritto, hanno presentato ricorso contro la disposizione di Salvini.
Ascolta qui la spiegazione dell’avvocato di Italiastatodidiritto Eugenio Bruti Liberati che ha seguito il processo:
In particolare, il ricorso promosso dall’amministrazione di Riace riguarda la revoca, stabilita dal dicastero guidato da Matteo Salvini, dei fondi destinati all’attuazione del progetto Sprar. Si tratta di una serie di iniziative territoriali destinate a supportare il percorso di integrazione degli stranieri fornendo assistenza legale, sanitaria, formazione linguistica e professionale e percorsi di inserimento lavorativo.
Tornando al contenzioso amministrativo, la cui sentenza – in favore dell’amministrazione di Riace e del sindaco Mimmo Lucano – ha come effetto la riammissione del Comune al progetto Sprar -, si evidenzia come i giudici abbiano accolto le tesi degli avvocati Lorenzo Trucco, Daniela Consoli e Nazzarena Zorzella (difensori del Comune), e degli avvocati ad adiuvandum, Eugenio Bruti Liberati, Valeria Gioffrè e Aldo Travi dell’associazione Italiastatodidiritto, sui punti che riguardano la correttezza della procedura applicata dal ministero dell’Interno: ritenuta scorretta in quanto il provvedimento di revoca non è stato preceduto da un atto di contestazione che riportasse puntualmente le presunte violazioni nel attuazione del progetto Sprar da parte del Comune, un atto che avrebbe dato tempo all’amministrazione di correggere le scorrettezze riscontrate dal Viminale nel documento di revoca.
La seconda motivazione accolta fa riferimento a una contraddizione del ministero dell’Interno stesso, perché qualche mese prima della revoca, il titolare del dicastero (il predecessore di Salvini, Marco Minniti), aveva disposto la prosecuzione del programma Sprar nonostante alcune condotte del Comune nell’applicazione dei progetti fossero già note. Il Ministero, in altri termini, ha improvvisamente attribuito a comportamenti del Comune che ben conosceva da tempo, una portata impeditiva della prosecuzione del progetto, con una contraddittoria e destabilizzante inversione di rotta rispetto al passato.
Pur essendo la sentenza già operativa, Viminale o Comune potrebbero appellarsi al Consiglio di Stato. Il primo per una revisione della sentenza, il secondo nella speranza di ottenere il riconoscimento delle tre delle cinque motivazioni non accolte dal Tar di Reggio Calabria, che riguardano nel merito le presunte violazioni nell’attuazione del progetto Sprar commesse dal Comune e sollevate dal ministero dell’Interno. I giudici hanno asserito che l’amministrazione non è stata in grado di dimostrare che le procedure non erano scorrette o, al massimo, presentavano errori di lieve entità.