SZA, l’evoluzione di un progetto professionale
C’è una nave nel centro di Milano. Non è un’imbarcazione, ma un edificio. Si trova in Corso Italia e fu progettato dall’architetto Luigi Moretti. Dal 2018 ospita, tra gli altri, anche gli uffici dello studio legale SZA. Uno sbarco, quello dello studio all’interno dei suoi ambienti, che ha segnato un passo importante nel processo evolutivo di questa organizzazione.
Una realtà che quest’anno compie trent’anni e che nel corso di questo lungo periodo di attività ha attraversato diverse stagioni mossa costantemente dall’attrazione verso l’innovazione.
Mattone su mattone, la casa professionale fondata dagli avvocati Alberto Sciumè e Marisa Meroni nel 1991, è arrivata a tratteggiare un modello di studio che non solo si incentra sul diritto e sul suo esercizio, ma si consolida sull’attenzione al concetto di governance e organizzazione. Esplicativa, da questo punto di vista, è la filosofia della struttura esplicitata sul sito ufficiale: “Il nostro impegno è per un’assistenza legale leggibile, vicina, risolutiva, efficace e trasparente”.
MAG ha ripercorso questa storia con la managing partner Marisa Meroni, una delle poche professioniste che in Italia guida un’organizzazione associata di queste dimensioni e che, dal 2019, ricopre anche il ruolo di consigliere tesoriera dell’ordine degli avvocati di Milano.
Trenta anni di SZA. Non le chiedo un bilancio. Ma le chiedo di raccontarmi questo studio in tre episodi fondamentali. Le va? Partiamo dal primo…
Partiamo nel 1991. Alberto Sciumè e io e, già dalla fine di quell’anno, riceviamo l’incarico di assumere la difesa dei familiari delle vittime della tragedia di Stava. Il 19 luglio 1985, data che non posso dimenticare perché a distanza di pochi giorni dalla nascita del mio primo figlio, crollano gli argini dei bacini di una miniera e originano un’onda di fango. Il professor Federico Stella ci domanda di assistere i familiari delle vittime costituiti in Comitato: una vicenda che ha segnato un’epoca anche dal punto di vista giuridico sia in campo penale che civile, con il risarcimento del danno derivante da morte che era ai suoi albori. È stata per noi un‘esperienza fondamentale: piccolo studio, una decina di persone tutte pienamente coinvolte: molti degli attuali equity partner erano giovanissimi praticanti e ricordano ancora il lavoro svolto insieme. Così è nata la nostra expertise, che è proseguita anche in tempi recenti con la gestione del risarcimento del danno delle vittime della strage del bus di Monteforte Irpino e da ultimo nel dirottamento dell’autobus di studenti a San Donato.
Il secondo?
Se il primo decennio vede lo studio distinguersi per la passione, la tenacia e l’entusiasmo con cui vengono affrontate le questioni più complesse, all’inizio del 2000 abbiamo l’intuizione che sia necessaria una trasformazione per sostenere la crescita in atto. Il numero dei soci da 2 passa in doppia cifra, per crescita interna ed esterna. Con un po’ di audacia (e di incoscienza) lasciamo il nostro studio “boutique”, 300 mq con giardino, per trasferirci in uno spazio più grande, diventato rapidamente di 3 piani e 1000 mq, e iniziamo a strutturare l’attività per dipartimenti – contenzioso, societario, amministrativo e gestione del credito -, mettiamo in atto un serio controllo di gestione, anche se la rilevanza della marginalità dei singoli dipartimenti non ha mai costituito il criterio di attribuzione di quote o di reddito tra noi. Eravamo e siamo ben consapevoli di essere una squadra: il risultato positivo dipende dal lavoro di ciascuno e dalla collaborazione fra noi, perché insieme si affrontano anche le questioni più complesse.
In quegli anni sviluppiamo una forte competenza multidisciplinare nei servizi pubblici, che ci porta ad esempio ad assistere Suez – Lyonnais des Eaux nel suo ingresso nel mercato nazionale, quale partner industriale del primo gestore unico del servizio idrico integrato in Italia, nonché un primario operatore nel settore delle concessioni autostradali.
Il terzo?
Il terzo è caratterizzato dalla riflessione sul cambiamento che si profilava dalla crisi dei subprime: dopo il 2008, ci rendiamo conto della velocità della trasformazione in atto e dell’opportunità di integrare nuove practice come il diritto del lavoro e la compliance. Arrivando a giorni più vicini, diventa sempre più prioritario l’investimento sul capitale umano e nel 2018 realizziamo la nostra attuale sede, concepita con i nostri architetti come spazio di innovazione e collaborazione, scegliendo l’iconica nave di Moretti, dove occupiamo 2 piani interamente in open space: il luogo ideale per lavorare meglio insieme, rafforzando il team, con un completo rinnovamento delle dotazioni tecnologiche (ogni professionista ha solo strumenti portatili, dal pc al telefono).
Teams era tra le innovazioni di cui ci eravamo dotati: la domanda su quale potesse essere il suo uso proficuo ha avuto migliore risposta nella pandemia, quando è diventato uno strumento quotidiano che ci ha permesso di lavorare insieme con continuità, ovunque.
Lei è una delle poche donne a guidare uno studio associato di certe dimensioni: come vede la questione di genere nella professione forense?
Molto bene, se guardo a oggi e all’orizzonte. Nella nostra professione le donne ormai sono in numero maggiore rispetto agli uomini e io posso confermare che nulla può essere un limite: a partire dalla maternità, che per me è stata, e considero in generale, un fattore di allargamento delle capacità di gestione della complessità. Sicuramente anche grazie alle solide relazioni con i miei soci, che hanno con gioia condiviso il percorso di crescita, personale e professionale, con me e con tutte le nostre colleghe. Auspico, però, che presto ciascuno sia apprezzato a prescindere dalla questione di genere.
Cosa si può fare concretamente per cambiare passo?
Non abbiamo mai operato alcuna distinzione di genere, non ne abbiamo mai sentito il bisogno: abbiamo sempre valorizzato la presenza femminile, come è normale, garantendo tutele anche economiche durante il periodo di congedo per maternità. Il cosiddetto gender gap lo abbiamo letto sui giornali ma in SZA crediamo di poter dire, con grande serietà, che non c’è mai stato.
Oggi SZA è una struttura che si caratterizza per cosa? Qual è il vostro posizionamento di mercato?
Sicuramente il mercato ci
PER PROSEGUIRE LA LETTURA CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG