Studi legali 4.0: i millenials dettano i trend per ripensare gli spazi
Il business rimane il maggior driver per lo spostamento degli uffici; per i professionisti del Legal essere nel cuore della città rimane un must.
Il report “Law In Milan 2018”, basato su un sondaggio condotto da CBRE, specializzato nella consulenza immobiliare, e sull’analisi di 90 studi legali (il 60% italiani e il 40% internazionali) con sede a Milano, evidenzia un percorso speculare ai trend internazionali e influenzato dalla crescente proporzione di millennials nel settore.
Gli studi intervistati si confermano aperti al lavoro agile: il 55% ha già implementato delle pratiche di Agile Working negli attuali uffici e, tra coloro che non lo hanno ancora fatto, il 40% è intenzionato a farlo nei prossimi tre anni. Secondo il sondaggio infatti il principale driver che indurrebbe lo studio legale allo spostamento della propria sede (per il 43% dei rispondenti) è sempre rappresentato dalla ricerca di spazi più grandi, mentre il 29% ritiene che il moving verso un nuovo spazio faciliterebbe l’implementazione di politiche di lavoro più efficienti e, per il 14%, gli spazi attuali sarebbero già adatti a un utilizzo di questo tipo; ben il 15% ha affermato di essere già alla ricerca di una nuova sede.
Al di là del Central Business District crescono le richieste per alcune aree milanesi emergenti: Porta Nuova (indicata dal 70% degli intervistati), la zona centro-sud compresa tra Missori, Porta Romana e Corso Italia (20%) e City Life (10%).
I millennials a inizio carriera sembrano disposti a rinunciare a parte dei propri incentivi economici in favore di un ambiente di lavoro più attento alle persone e alla socialità, questo spinge gli studi legali a considerare nuovi aspetti: la struttura più richiesta all’interno degli studi è l’auditorium (23%), seguono terrazzo per eventi (18%), palestra (14%) e servizi di ristorazione interni (14%). Tuttavia, secondo i risultati del sondaggio (75% dei rispondenti), tale spinta al cambiamento trova un potenziale ostacolo nella forte gerarchia tipica del settore.
Infine, emerge che il 50% degli intervistati occupa uno spazio completamente costituito da uffici chiusi, mentre il 36% lavora in spazi composti da open space e uffici tradizionali. Anche in questo caso, la gestione della privacy è la principale sfida per poter creare nuove aree di condivisione, seguita dalla difficoltà a concentrarsi, aspetti indicati come scogli “difficili o molto difficili da superare” da gran parte degli intervistati.
“Relativamente agli studi legali, il take up di Milano (oltre 17mila mq) e il numero di locazioni del 2017 – dichiara Stefania Campagna (nella foto), Head of Advisory and Transaction Services Office di CBRE Italia – hanno superato di gran lunga gli anni precedenti, stabilendo un record. Alla fine del 2017, il numero totale di contratti di locazione firmati ha superato il numero di locazioni chiuse in tutto il 2014, che a sua volta era stato un anno record in termini di volumi affittati. Il dato di assorbimento per il 2017 è superiore alla media degli ultimi 10 anni di 62 punti percentuali.”
“Per quanto riguarda invece la nuova frontiera del lavoro agile, gli studi legali – continua Stefania Campagna – considerano le tecnologie un’opportunità in grado di fornire maggiore flessibilità. Per il 32% la tecnologia è un elemento chiave per fare in modo che il lavoro non sia legato alla scrivania e si possa svolgere anche da casa, mentre il 27% vorrebbe cambiare il layout dell’ufficio, magari con una pratica di desk sharing (8%). D’altro canto, però, la riservatezza dei dati e la dipendenza dalla carta sono ancora visti, rispettivamente dal 75% e dal 48% degli studi intervistati, come due ostacoli all’implementazione del lavoro agile.”