Riforma dell’ordinamento forense: Giovanni Lega (ASLA) lancia l’allarme: “scelte miopi” del Governo
Il dibattito sulla riforma dell’ordinamento forense, contenuta nel disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso settembre, continua ad accendere il confronto all’interno della professione legale. Dopo le critiche dell’Aigi – che ha sottolineato come, ancora una volta, i giuristi d’impresa siano stati esclusi dal nuovo quadro normativo – arriva ora l’intervento di Giovanni Lega, fondatore di LCA e presidente di ASLA, l’associazione che riunisce gli studi legali associati italiani.
In un post su LinkedIn, Lega mette in guardia contro il rischio di una riforma “rivolta al passato anziché al futuro”, incapace di cogliere la trasformazione in atto nel mercato legale. Il riferimento è, innanzitutto, alla definizione di attività “esclusive” dell’avvocato, limitate a quelle “connesse all’attività giurisdizionale”. Un’impostazione che, osserva Lega, rischia di escludere dall’ambito professionale operazioni complesse come M&A, IPO o progetti infrastrutturali, oggi centrali per molte law firm.
Critiche ancora più forti arrivano sulla disciplina delle società tra avvocati (STA). Il disegno di legge, infatti, introduce l’obbligo per i legali iscritti all’albo di detenere non solo i due terzi del capitale e dei diritti di voto – come previsto oggi – ma anche dei diritti agli utili, impedendo così la possibilità di emettere azioni con diritti economici differenti. Una scelta che, secondo Lega, contraddice la logica stessa del diritto societario e limita fortemente l’attrattività del mercato legale italiano.
Ancora più restrittiva appare poi la norma che vieta a una STA di prestare assistenza al socio non professionista o a soggetti a lui collegati: un vincolo che renderebbe impraticabili numerosi modelli operativi, dalle startup fondate da giovani avvocati con investitori esterni, alle strutture internazionali presenti in Italia, dice Lega.
“La riforma ignora le dinamiche globali e la comparazione con altri ordinamenti – conclude il presidente di ASLA e fondatore di LCA –. Eppure, come rileva il Censis, solo le strutture organizzate in forma associata possono garantire sostenibilità e competitività all’avvocatura del futuro.”