Penale e studi multipractice: scelta di sistema

di giuseppe salemme

La tendenza era evidente da tempo: poco più di un anno fa segnalavamo la crescita della fetta di studi legali d’affari dotati di una practice dedicata al diritto penale, o quantomeno al white collar crime (si veda il numero 137 di MAG). 

All’inizio di giugno, le singole scelte di mercato degli studi sono state incorniciate da una decisione “di sistema”. Sette law firm hanno annunciato in maniera congiunta la creazione dell’Osservatorio dei penalisti degli studi multipractice: un’iniziativa senza precedenti in Italia, a testimonianza della necessità di far maturare una consapevolezza specifica e condivisa tra tutti coloro che si occupano dei delicati temi del diritto penale in ambienti multidisciplinari.

Tra i fondatori, gli avvocati Francesco Sbisà di BonelliErede; Matteo Vizzardi di Dentons; Antonio Carino e Raffaella Quintana di DLA Piper, Matteo Uslenghi di LCA; Jean Paule Castagno di Orrick; Paola De Pascalis di Pavia e Ansaldo; Piero Magri Alessandro Racano di RP Legal & Tax. L’organismo è dotato di un comitato direttivo (composto dagli avvocati Carino, Sbisà, Vizzardi e Uslenghi) e da un comitato di presidenza formato da Jean-Paule Castagno e Paola De Pascalis, oltre che dal presidente dell’osservatorio Piero Magri. Ed è proprio con quest’ultimo che MAG ha voluto discutere della portata della decisione e delle possibilità che l’Osservatorio intende creare per i soci e per il mercato legale tutto.

Da anni si registra un aumento dell’interesse verso il penale degli studi d’affari. In che modo la cosa ha cambiato il vostro lavoro?

Tutti noi fondatori siamo accomunati dall’esperienza di aver cominciato la professione in studi boutique: chi per cinque, chi per dieci, chi per oltre quindici anni. E tutti noi siamo poi approdati in studi multipractice. Sono esperienze per certi versi non semplici: passare da piccoli studi a realtà molto grandi e strutturate richiede un impegno considerevole nell’ambientarsi. Capire le nuove regole e le dinamiche diverse, e soprattutto comprendere come il penalista deve rapportarsi con le altre componenti di questi studi, altra cosa non immediata.

Quando è nata l’idea concreta di scendere in campo in maniera unitaria per affrontare queste tematiche?

Da tre anni circa si è creato un gruppo di persone che hanno cominciato a conoscersi, incontrarsi e parlare di questi temi. Inizialmente in maniera informale, e poi il progetto ha preso forma ed è divenuto ufficiale. In realtà eravamo pronti ad uscire con il comunicato già da prima del lockdown, con una serie di eventi già organizzati.

Cosa puntate a fare in concreto?

L’osservatorio vuole…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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