Lobbying, orgoglio e pregiudizio
L’attività di advocacy è uscita dall’ombra. Ci sono corsi universitari e master. Le società specializzate crescono. Ma i tentativi di fissare le regole del gioco, come i registri di Camera e Mise, sono monchi e producono storture. E la politica ha paura a dialogare apertamente. Risultato: i processi decisionali restano poco trasparenti
di massimo gaia
In Italia le parole lobby, lobbysta, lobbying scontano un pregiudizio storico. Vengono spesso usate con imbarazzo. Anche perché spesso evocano nella mente dei più attività considerate borderline, all’incrocio tra politica, economia e ambienti poco o per nulla trasparenti.
In realtà, il lobbismo (o advocacy o public affairs) nasce nel mondo anglosassone con l’obiettivo diametralmente opposto alla scarsa trasparenza:
si tratta di rendere palesi gli interessi e coloro che se ne fanno interpreti. Viceversa, nel nostro Paese
i portatori di interessi sono stati tradizionalmente associati ai faccendieri del mondo di mezzo, personaggi equivoci che si trovano a proprio agio nell’ombra. Un retaggio che ha prodotto i suoi riflessi anche sul piano normativo.
In Italia è stato individuato persino un reato specifico, traffico illecito di influenze (decreto anticorruzione del dicembre 2018), dai contorni labili, indefiniti, e perciò pericoloso: qual è il confine tra l’attività di lobbying e l’influenza illecita?
Nel 2017 la Camera dei deputati ha istituto il registro dei rappresentati di interesse. Per quanto meritevole di aver gettato il sasso nell’“acquitrino”, l’iniziativa a detta di tanti è rimasta monca. Innanzitutto, non c’è un omologo al Senato (!). In secondo luogo, il numero delle strutture accreditate a oggi, ovvero 233, pare esiguo, per non dire ridicolo, rispetto alla quantità di lobbisti effettivamente esistenti.
A questo si aggiunga che le schede dei portatori di interessi sono scarne. E le relazioni annuali, che dovrebbero essere obbligatorie, o non ci sono o sono sottilissime e sostanzialmente prive di informazioni, tanto da indurre l’ufficio di presidenza della Camera a sanzionare le strutture inadempienti.
Fabio Bistoncini, fondatore e partner di FB & Associati, è considerato il decano della professione in Italia (il suo blog, Sporco Lobbista, è un punto
di riferimento). Bistoncini spiega a MAG che «il compito del lobbista è fare…
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