Linklaters e la strategia del business agile

di nicola di molfetta

Leggere le mosse di uno studio legale sul mercato non è mai cosa semplice o, se preferite, immediata. Le notizie si rincorrono. I fatti si susseguono tra operazioni, nomine, lateral hire. E mettere in fila le cose, ragionarci, a un certo punto diventa necessario se si vuole comporre l’immagine che ogni singolo evento raccontato è in grado di trasmettere una volta che viene visto in relazione agli altri. Come scrive Giorgio Faletti in Io uccido, “tutti gli enigmi sono semplici, dopo che sai la risposta”. E nel caso di Linklaters e delle ultime mosse di mercato che l’hanno caratterizzato, la chiave per la soluzione del rompicapo è data da una parola: agilità. 

Lo studio, guidato in Italia fin dalla sua (ri)fondazione dall’avvocato Andrea Arosio, ha fatto di questo concetto il perno attorno al quale sviluppare un progetto professionale che fosse non solo contemporaneo ma proiettato al futuro. E il futuro dello studio nella Penisola comincia da un indirizzo nuovo, in una delle zone più à la page della città, Via Fatebenefratelli 14. È qui che, in questi giorni, i circa 120 avvocati dello studio, di base a Milano hanno traslocato dopo aver lasciato gli uffici di via Broletto che li hanno ospitati per quasi un decennio.

Un fatto che ai più potrebbe apparire banale. Ma non è così quando si discetta di cose d’avvocati. Un cambio di sede può dire molto sulle intenzioni di un’organizzazione rispetto al suo futuro sul mercato e alla sua volontà di crescere o di ridimensionarsi, al modo di gestire le risorse e presentarsi agli stakeholder. Allora la prima cosa che salta all’occhio è il colore delle pareti. C’è molto verde nei nuovi ambienti dello studio. È la stagione della sostenibilità. E qui il tema è centrale (si veda il box). Ma poi c’è un’altra cosa che non passa inosservata. Le stanze dei professionisti hanno lasciato spazio a locali più aperti, caratterizzati da un «open layout», dice Andrea Arosio. I luoghi parlano. «Via Broletto era arrivata a scadenza di contratto – racconta il managing partner -. Nel mentre, noi avevamo cominciato a lavorare sul lavoro agile (dal 2015, ndr). A questo si è aggiunta la “lezione” del lock down che ha introdotto un nuovo modo di lavorare. Quindi abbiamo cominciato a ragionare su un diverso uso degli spazi. A quel punto potevamo decidere o di dar seguito a un’importante ristrutturazione degli spazi della precedente sede, in modo da dare forma a queste nostre riflessioni oppure cambiare building.

Abbiamo trovato questa opportunità in Fatebenefratelli che funziona meglio e che in termini di headcount ospita 159 desk, esattamente come Broletto. E quindi abbiamo deciso che partire da una situazione nuova, già tarata sulla concezione di spazio che avevamo ci piaceva di più».

Andrea Arosio, managing partner di Linklaters in Italia

In cosa consiste?
È una concezione di open layout (non open space) negli spazi delle postazioni di lavoro, formula che abbiamo sperimentato già in via Broletto al piano del banking, con aree comuni e di condivisione molto più ampie.

Cosa vi ha convinto di quella sperimentazione?
Il fatto che in un contesto del genere sei più in contatto con tutti. Sono spazi molto più collaborativi. E alle persone, questo è piaciuto. Il tutto è stato ratificato da un sondaggio interno in cui l’82% di noi ha scelto di proseguire con questa modalità aperta della gestione degli spazi a cui si affianca la presenza di salette per riunioni e call che ciascuno può usare prenotando.

Nessuno ha più una stanza singola?
Abbiamo mantenuto le stanze singole per i soci. Ma questo perché spesso le stanze dei partner fungono da sale riunioni. E comunque c’è un socio che ha ugualmente scelto di rimanere nello spazio open.

Funziona?
Crediamo che funzioni meglio anche alla luce delle nuove modalità di lavoro in cui si lavora un po’ in presenza e un po’ da remoto. Le persone tarano la loro presenza fisica anche in base al contenuto di quello che devono fare. 

Come funziona il lavoro agile?
Abbiamo una policy globale di lavoro agile approvata dal People committee di cui sono stato parte fino a qualche mese fa e che io, assieme a un socio asiatico, ho contribuito a redigere. È entrata in vigore dopo l’approvazione del comitato esecutivo nell’estate del 2020 e prevede che, fatte salve alcune eccezioni per pochi business team, prevede che tutti abbiano la possibilità di lavorare fino al 50% da remoto. La percentuale si riduce al 30% per i praticanti e per le segretarie. Restano fuori solo sicurezza e It.

Siamo alla fine del 2021. Qual è la fotografia di Linklaters in Italia?
Noi siamo 15 soci su 120 professionisti. Abbiamo Roma che è molto più strutturata di prima e poi abbiamo Lecce, dove stiamo cercando di rendere l’ufficio ancor più integrato con il resto dello studio e del network.

Fermiamoci un attimo: Roma?
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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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