Linklaters, ecco cosa significa efficienza
Di cosa parliamo quando parliamo di innovazione nel mercato dei servizi legali? Spesso il pensiero si focalizza sul concetto di tecnologia. E altrettanto di frequente, l’equazione si chiude con quello di efficienza. Ma cosa c’è in mezzo? E soprattutto, cosa vuol dire costruire uno studio legale efficiente? Questa raffica di interrogativi non è casuale. Quella che viviamo è un’epoca di passaggio. Per oltre 100 anni la professione si è svolta, più o meno, sempre nello stesso modo. Mentre quello che stiamo affrontando oggi è un momento di vera e propria rivoluzione.
La sensazione sempre più chiara e diffusa è che qui si giochi la partita della competitività del prossimo futuro. Un match che non vedrà in campo solo avvocati. Ma anche altre figure professionali (giuristi e non) la cui presenza all’interno degli studi sarà sempre più strategica. Tecnici, ingegneri, esperti di processi e, neanche a dirlo, di innovazione.
In questo scenario, le sedi italiane delle law firm internazionali tornano a godere di un vantaggio competitivo non indifferente rispetto alla stragrande maggioranza degli studi domestici.
In molti casi, infatti, nei quartier generali di queste grandi organizzazioni, a Londra o negli Usa, il lavoro sul fronte dell’innovazione è cominciato già da diversi anni e, seppur con la necessità di una fase di adattamento, i suoi risultati e i suoi prodotti sono, almeno teoricamente, già nella disponibilità delle altre sedi in giro per il mondo.
Certo, queste dotazioni vanno comprese e messe a sistema. Ma ciò non toglie che una parte del lavoro (e degli investimenti) sia, di fatto, già stata realizzata e richieda “soltanto” un’opera di integrazione: pratica e culturale (si veda il box).
Quando lo scorso 4 febbraio Linklaters ha ufficializzato l’arrivo in Italia di Maziar Jamnejad con la qualifica di innovation manager ha chiarito, una volta per tutte, quale sia il grado di rilevanza strategica che la law firm ha deciso di accordare alla questione dell’innovazione anche nella Penisola.
Jamnejad è un avvocato. Per dieci anni circa si è occupato di white collar crime. Ma guardando un po’ più nel dettaglio il suo percorso, si scopre che è stato policy advisor e in particolare fiscal strategy specialist dell’HM Treasury (Dipartimento governativo del Regno Unito responsabile per lo sviluppo e l’esecuzione delle politiche di finanza pubblica e la politica economica) e global head of legal innovation di Freshfields oltre ad aver trascorso un periodo come senior legal counsel all’interno dell’innovation think tank di Hsbc.
«Occuparsi d’innovazione in uno studio legale è una cosa sfidante – dice Jamnejad a MAG –. Gli avvocati sono formati per fare gli avvocati. Qui in Linklaters il mio compito sarà avvicinare i professionisti al cambiamento». E non a caso, la sua sede operativa sarà a Lecce dove la law firm magic circle è presente dall’estate del 2017 (si veda il numero 85 di MAG).
«La città – prosegue Jamnejad – è il nostro centro d’eccellenza per le due diligence (sia in ambito m&a che npl, ndr). Ma qui ci occuperemo anche dello sviluppo di altri prodotti. Si tratta di quel genere di attività in cui c’è spazio per fare innovazione subito e per farlo in termini di coordinamento e automazione dei servizi. In un anno e mezzo Lecce ha già dimostrato di essere in grado di produrre un significativo valore aggiunto: l’ambizione è migliorare ancora».
«Negli ultimi due anni – sottolinea Andrea Arosio, managing partner di Linklaters in Italia e responsabile di tutti i progetti di innovazione con il supporto di Annalisa Palmieri – ci siamo occupati di innovazione e ci siamo resi conto che, più o meno, eravamo capaci di capire di cosa avevamo bisogno. In alcuni casi eravamo in grado di produrre delle buone idee su come rispondere a queste esigenze, ma non sempre eravamo nella condizione implementare queste soluzioni». Un esempio può essere utile….
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