Intesa-Ubi e non solo. Parla Carlo Pedersoli
Un anno a tutto m&a. Tanto che lo studio Pedersoli dovrebbe archiviare quest’ultimo esercizio «in crescita rispetto al 2019». Tutto merito del ruolo centrale avuto dalla super boutique nella ops di Intesa Sanpaolo su Ubi? Non solo, come racconta il senior partner Carlo Pedersoli in questa intervista concessa a MAG.
Per lo studio Pedersoli il 2020 si è chiuso con un aumento del fatturato stimabile attorno al 25%. Una crescita che ha anche favorito un ulteriore ampliamento del numero di equity partner dell’organizzazione (saliti a 24) che, proprio in questi giorni, ha ufficializzato la promozione di Alessandro Zappasodi.
Lo studio, in base ai dati Mergermarket (si veda l’articolo precedente), ha seguito la bellezza di 45 operazioni. Tra le altre, per esempio, possiamo ricordare l’acquisizione del pacchetto di controllo di Gedi per conto di Exor, coordinata dal partner Carlo Re; la fusione mediante incorporazione di Vodafone Towers al fianco di Inwit, gestita dal socio Andrea Gandini; o, ancora, il passaggio del 32,7% di Industrie de Nora a Snam per conto della famiglia de Nora, seguita da un team guidato da Giovanni Pedersoli.
Poi, ovviamente, c’è stata l’attività nell’industry finanziaria in cui spicca l’attivismo del gruppo Intesa Sanpaolo che è stato impegnato, tra le altre, nella cessione del ramo merchant acquiring a una controllata di Nexi, così come nella vendita della partecipazione di controllo in Autorstrade Lombarde ovvero nell’accordo (tramite Banca 5) con Sisal Group da cui è nato SisalPay Group.
Ma è chiaro che l’operazione regina è stata l’offerta pubblica di scambio volontaria presentata da Intesa sulla totalità delle azioni di Ubi banca (un deal da 5,48 miliardi) che si è portata dietro anche la cessione di oltre 500 filiali di Ubi a Bper.
Un’operazione di “sistema” e sicuramente un dossier paradigmatico del processo evolutivo che sta interessando il settore bancario nazionale orientato sempre più al consolidamento.
Proprio da qui parte il colloquio con l’avvocato Pedersoli.
L’operazione Intesa-Ubi ha avuto anzitutto una grande rilevanza come operazione di “sistema”. L’industry bancaria italiana ha bisogno di operatori dalle spalle larghe?
L’unione fra Intesa e Ubi porta alla nascita di un colosso europeo, uno dei primi gruppi nell’Eurozona e leader nello scenario bancario europeo, oltre che un grande gruppo capace di rafforzare il sistema finanziario italiano grazie al suo radicamento nel territorio. Il consolidamento è la via maestra perché per le banche più piccole non sarà agevole fronteggiare il futuro che richiederà ampie risorse per accompagnare le aziende in quel percorso di crescita che non può più essere rimandato. Infatti anche il mondo industriale dovrà fare un salto dimensionale e avrà bisogno del sostegno di istituti dalle spalle larghe, appunto.
Da molti, il deal è visto anche come quello che ha dato il via a una nuova stagione di m&a nel settore bancario: ritiene che il 2021 vedrà molti altri dossier andare in porto?
La Bce è sicuramente favorevole all’M&A che crei istituti di credito solidi e redditizi sicché vi è da credere che si vedranno operazioni di consolidamento bancario a livello transfrontaliero, spero accompagnate da una maggiore armonizzazione di regole e prassi, mancando ancora una normativa unica bancaria valida per tutta Europa.
A proposito di dossier: ci sono già dei “cantieri aperti” su cui state lavorando con Intesa o altre banche?
Con…
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