I DIRITTI NON SONO MERCE. MA I 300 MILA AVVOCATI POTREBBERO DIVENTARLO
di Aldo Scaringella
Giovedì ho partecipato alla conferenza stampa tenuta a Milano per la presentazione del congresso straordinario del Cnf che si è tenuto ieri e oggi. Al tavolo dei relatori c'erano il Presidente di Milano Paolo Giuggioli, il Presidente del Cnf Guido Alpa (che nella stessa serata ha avuto un problema di salute che gli ha impedito di tenere la sua relazione ieri e al quale vanno i nostri auguri di una pronta guarigione), il Presidente dell'Oua Maurizio De Tilla e il Presidente della Cassa Forense Alberto Bagnoli. Secondo la mia modestissima opinione, a quel tavolo mancava il Presidente dell'Asla (l'associazione degli studi legali associati) Giovanni Lega, che rappresenta 130 studi associati, più della metà della contribuzione totale alla cassa forense e una proiezione verso il futuro dell'avvocatura. Per dare uno sguardo al futuro basterebbe guardare agli studi associati, che non vuol dire i grandi studi, ma gli studi che hanno deciso di stare sul mercato. A partire da ciò le istituzioni che in maniera autoreferenziale si riconoscono come uniche rappresentanti degli avvocati italiani, potrebbero partire per importare best practices e per dare un percorso di riforma alla professione.
E' inutile dire che da Guido Alpa e Maurizio de Tilla abbiamo sentito sempre gli stessi ragionamenti miranti a tirar la palla in tribuna e a non provare a costruire un gioco utile al raggiungimento del risultato. Esegesi costituzionale dei diritti da Guido Alpa, e induzione alla rivoluzione dal Masaniello Maurizio De Tilla con espressioni come la primavera italiana dell'avvocatura o la marcia Ghandiana.
Abbiamo provato a fare un po' di domande, per la precisione 3 per quanto mi riguarda: una vision verso l'incentivo alle forme di associazionismo, la pubblicità dei bilanci e il rapporto università accesso con la problematica dei doppi incarichi. Per miei limiti sicuramente, non ho capito il collegamento fra le mie domande e le risposte e quindi non sono in grado di riferirle. Limiti derivanti da linguaggi diversi che si confrontano. Quello che da sempre sostengo verso un mercato che, seppur fermamente regolarizzato (non sono certo per esempio che il socio di capitale puro seppur limitato al 33% sia un bene), possa promuovere il merito, le associazioni, la trasparenza e la simmetria informativa tra professionista e cliente, è completamente diverso da ciò che da sempre sentiamo da parte di quelle che oggi sono le istituzioni che l'avvocatura stessa riconosce. Siamo alla dignità della professione, alla negazione della mercificazione della professione, alla richiesta di non essere paragonati a semplici imprese, ma di essere portatori di un'attività intellettuale, alla costituzione, alla difesa dei diritti e alla professione come contenzioso.
Ma il punto, che è quello del numero degli avvocati di oggi e di quelli che avremo fra 10 anni, nessuno se lo pone. Nessuno si chiede con un po' di vision quale sarà il contesto professionale fra 10 anni?
Ecco, come la nostra classe dirigente, anche la classe politica dell'avvocatura manca di leadership e vision. Asla prova invece a fare proposte intelligenti e di valore in una logica di proiezione del mercato legale odierno nel futuro, ma per questo, forse è scomoda e non ascoltata.
Così ho deciso dopo la conferenza stampa e i comunicati stampa ricevuti di non andare ieri ad assistere alla solita sfilza di relazioni con le quali non si risolve alcun problema. Cari amici delle istituzioni forensi, tornate con i piedi per terra e provate una volta tanto a non pensare alla tutela dell'esistente, ma a guardare avanti.
Buon pomeriggio e buon weekend.