Gattai e il fattore umano
Per lo studio Gattai Minoli Agostinelli, il 2017 si è chiuso con una crescita importante. Più 25% di incassato che, in questo modo, è arrivato a una quota stimabile di 29 milioni di euro, con una marginalità di circa il 60%.
Un risultato rilevante perché, come ricorda Bruno Gattai in questa intervista a MAG, «è stato la conseguenza di una crescita collettiva. Il risultato di un lavoro a cui hanno partecipato tutti i professionisti dello studio». Il 2017 è stato un anno senza operazioni “monstre”. E proprio per questo ha messo in luce la qualità della squadra che negli ultimi cinque anni si è riunita attorno al progetto Gattai Minoli Agostinelli. Una squadra che continua a crescere per linee esterne, come dimostra il recente ingresso di Andrea Calvi, arrivato da Galbiati Sacchi per costituire la practice di regolamentare finanziario. Ma anche una squadra capace di valorizzare i suoi talenti più giovani, come s’è visto con la nomina a soci di Andrea Taurozzi, Valentina Lattanzi e Federico Bal.
«Il capitale umano», dice Gattai, «è una delle cose fondamentali per noi. Siamo convinti che, a tendere, avere le persone migliori sarà ciò che renderà uno studio vincente rispetto agli altri».
Ma per assicurarsi la gente migliore, bisogna attrarla, farla star bene e formarla. «E questo è quello che stiamo cercando di fare».
In che modo?
Intanto abbiamo creato una unitdedicata alle due diligence. Sono sei persone che fanno questo lavoro e si occupano anche di alimentare e curare il know how dello studio leggendo le riviste, curando le newsletter, svolgendo le ricerche…
Sono basate nella vostra sede di Via Manzoni a Milano?
Non sono qui, ma in un Regusin Piazza Duomo. Questioni di spazio. Ma ci interessava partire il prima possibile. Volevamo vedere come andava per regolarci sulle dimensioni da tenere.
E come sta andando?
Siamo molto contenti dell’esordio.
Poi?
Stiamo lavorando sul knowledge management assieme a una software house ed entro la fine dell’anno avremo a disposizione un programma che consentirà ai nostri ragazzi di avere un aiuto enorme.
Ovvero?
Stiamo mettendo in ordine tutti gli standard contrattuali che utilizziamo con maggiore frequenza. Li abbiamo analizzati e discussi clausola per clausola all’interno di una sorta di comitato scientifico dello studio. Domani, quando saremo pronti, avremo a disposizione un sistema che funziona come una guida ragionata aiutando i ragazzi a seguire un percorso che in pochi passaggi consentirà loro di produrre una bozza quasi perfetta perché, clausola per clausola, sarà già stata validata da parte dello studio.
Lei ha detto che i vostri ragazzi «devono star bene, formarsi e avere una prospettiva di carriera». In cosa si traduce tutto questo?
Sullo star bene, stiamo immaginando una serie di iniziative. Per esempio, abbiamo già dato a tutti loro l’assicurazione sanitaria. Hanno una copertura molto importante, valida anche all’estero.
Formazione?
Sul piano della formazione da un lato organizziamo seminari interni, dall’altro cerchiamo di coinvolgere i giovani in tutte le fasi delle operazioni per fare in modo che imparino le cose sul campo.
E poi c’è la questione carriera…
Abbiamo definito un percorso lineare e trasparente. Al di là delle fasce…
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