Freshfields e l’elogio dell’efficienza

La crisi degli ultimi anni sembra essere alle spalle. Ma la recessione ha profondamente segnato il mercato italiano. In particolare, ne ha determinato un ridimensionamento notevole. E questo è un dato con cui anche gli studi legali d’affari hanno dovuto fare i conti. «Quello che abbiamo di fronte», racconta Nicola Asti (nela foto), managing partner di Freshfields Bruckhaus Deringer in Italia, a MAG, «è un mercato diverso, in cui ci sono meno operazioni, pochissime delle quali “ricche” e c’è più consapevolezza da parte dei clienti di avere il controllo della gestione dei consulenti».

Il controllo, sulle dinamiche tariffarie ce l’ha chi compra. E per continuare a fare margini, un’organizzazione legale deve, a detta dell’avvocato che da settembre 2015 guida lo studio magic circle nel Paese, deve diventare più «efficiente». Questo è il concetto chiave che consente di leggere gli ultimi anni di gestione dello studio, partiti con il ticket formato da Tommaso Salonico ed Emiliano Conio, predecessori di Asti nel ruolo di managing partner.

Che studio ha trovato quando ha assunto il suo ruolo di managing partner?
?Il tipo di politica che è stata impostata e seguita fino al momento della mia nomina, vale a dire durante la gestione Salonico-Conio, è una politica che io ho proseguito. Mi riferisco anzitutto al lavoro fatto per rendere più efficiente la nostra organizzazione.

L’efficienza su quali linee si doveva raggiungere?
?Posso rispondere con dei dati. Nel 2013 siamo partiti con un importante lavoro di spending review interna. Nato dalla consapevolezza che il mondo stava cambiando e che, tendenzialmente, determinate prassi gestionali andavano testate per verificare che fossero ancora adeguate al momento che stavamo vivendo.

Quali sono stati i risultati raggiunti?
?Abbiamo ottenuto una riduzione dei costi del 21% in tre anni. 

E il fatturato?
?Nel contempo, il fatturato dello studio in Italia è cresciuto del 13%. 

Efficienza ha fatto rima con riduzione degli organici?
In parte sì. La riduzione di teste, tra staff e professionisti, sempre negli ultimi tre anni, è stata del 10%.

E oggi quanti siete?
?Freshfields in Italia conta circa 165 persone, di cui 105 professionisti.

Come legge questi passaggi?
?Abbiamo espresso sicuramente maggiore attenzione nei confronti della gestione della “macchina”. Che è una macchina complessa, costosa e che come tutte le macchine necessita periodicamente di una messa a punto.

Il calo dei costi si è accompagnato con una crescita del fatturato: è l’efficienza che crea valore?
?Come al solito, credo che ci sia stata una combinazione di fattori. Nei momenti di grande euforia del mercato, con i mandati che piovono senza che si debba far troppa fatica, l’attenzione all’efficienza passa tendenzialmente in secondo piano. 

La priorità è il lavoro…
?Esatto, e questo fa sì che non si presti troppa attenzione all’incidenza di certe voci di costo. Le cose, ovviamente, mutano ano quando la congiuntura cambia. Il mercato m&a italiano nel 2007, ultimo anno pre-crisi, valeva circa 150 miliardi di euro. Lo scorso anno, che pure è stato un anno buono, ne valse 50 circa. 

E comunque è stato un risultato eccezionale dopo anni di calma piatta…
?Questo significa chiaramente che abbiamo a che fare con un mercato diverso, in cui ci sono meno operazioni, pochissime operazioni “ricche” e c’è più consapevolezza da parte dei clienti di avere il controllo della gestione dei consulenti.

Ormai abbiamo imparato a conoscere l’espressione: buyer’s maket…
Oggi è il cliente che detta le regole d’ingaggio. E questo comporta che se si vuole mantenere una certa marginalità, bisogna lavorare sull’efficienza. Questo ha spinto i soci a rivedere i criteri di gestione dei team e verificare che la struttura fosse in grado di stare sul mercato.

Può fare un esempio??

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