DERIVATI BNL, EREDE TRA GLI INDAGATI
C’è anche Sergio Erede (nella foto), socio fondatore di Bonelli Erede Pappalardo, tra i destinatari dell’atto di fine indagine notificato dalla Procura di Trani ai vertici della Bnl nell’ambito dell’indagine sui derivati.
Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, gli indagati sarebbero in tutto 16. Oltre all’avvocato Erede, vicepresidente dell’istituto, nell’elenco compaiono i nomi del presidente Luigi Abete, dell’amministratore delegato e direttore generale, Fabio Gallia e di altre 13 persone.
Secondo il pm Michele Ruggiero (noto per avere condotto l’azione contro le agenzie di rating e la manipolazione del tasso Euribor) i vertici di Bnl, tra il 2008 e il 2012, «con condotte artificiose commissive e/o comunque omissive» predeterminavano le condizioni per la negoziazione di contratti derivati di tipo swap, quindi inducevano i dipendenti delle filiali territoriali della banca a farli sottoscrivere alla clientela.
ACCUSA E DIFESA. I contratti, secondo il pm, erano dannosi per i clienti e favorevoli solo per Bnl. Da qui l’accusa di truffa pluriaggravata e continuata. Bnl ha respinto le accuse al mittente e in una nota ufficiale ha ribadito «la correttezza e linearità dei comportamenti tenuti dai propri esponenti coinvolti». Inoltre, la banca precisa che «il contratto derivato stipulato non aveva alcuna funzione speculativa ma era di copertura di un finanziamento di 3 milioni di euro a tasso variabile e ha permesso al cliente (un’azienda locale che si era rivolta alla filiale di Corato, ndr) di trasformare il suo indebitamento da tasso variabile a tasso fisso con un costo più basso di un equivalente tasso fisso di mercato pro tempore». In ogni caso, aggiunge l’istituto, «il coinvolgimento delle funzioni apicali della Banca sembra derivare esclusivamente da ipotesi di responsabilità per asserito omesso controllo, che sembrano sconfinare in una responsabilità oggettiva inammissibile in sede penale».