DE NICOLA: «AVVOCATI, NON DIFENDETE FALSI PRIVILEGI»
«La conservazione dell'esistente ha due vittime designate: l'efficienza dei mercati e gli avvocati stessi». Alessandro De Nicola (nella foto) presidente dell’Adam Smith Society e senior partner della sede italiana della law firm americana Orrick, incita la professione a non respingere il cambiamento e l’evoluzione. Di questo tema si parlerà durante il dibattito "Processo all'Avvocatura" in programma il prossimo 27 marzo a Milano. E al confronto parteciperà lo stesso De Nicola che in questa intervista esclusiva a Mag by legalcommunity.it anticipa: «Bisogna essere meno arroccati nella difesa di quelli che sono falsi privilegi ed in realtà svantaggi per tutti, avvocati e clienti».
L'avvocatura, a suo giudizio, è davvero un ostacolo alla crescita del Paese?
Non esagererei. Ci sono moltissimi professionisti e già questo garantisce una certa concorrenza ed in più gli avvocati si trovano a giocare con regole che dipendono solo in parte da loro. Quando si tratta di contribuire a queste regole, però,la prima reazione del CNF (non di tutta l'avvocatura a giudicare dal tanto sostegno che i miei articoli ricevono da colleghi) è di conservare l'esistente se non di tornare al passato.
Quanto incide il fatto che la categoria si ostini a limitare al massimo la concorrenza interna?
Ecco, questo è il vero dramma. Le rappresentanze dell'avvocatura non paiono cogliere che la conservazione dell'esistente ha due vittime designate: l'efficienza dei mercati e gli avvocati stessi. Tralascio tutte le grandi motivazioni etiche di cui vengono ammantate le posizioni dell'avvocatura: ci si oppone e ci si é opposti a regole e comportamenti tranquillamente accettati da Paesi di grande civiltà giuridica e con un sistema più efficiente del nostro.
Faccia un esempio, per favore…
Se nel codice deontologico si dice che non si possono prestare servizi professionali a domicilio si dimostra o di non sapersi esprimere bene o di non avere la benché minima idea di come funzionano oggi.
E ci si espone alle critiche…
Si presta il fianco a critiche che possono diventare irridenti: "Certo, Marchionne mi dice di andare da lui per discutere la strategia di una operazione finanziaria e io gli dico: prenda appuntamento con la mia segretaria per una visita in studio". Vorrei che questo non accadesse, sono dispiaciuto che gli avvocati vengano svillaneggiati con tweet tipo quelli del finanziere Serra che poi vengono diffusi per tutta la rete.
Cos’è l’avvocatura per un “turboliberista” (come spesso la definiscono) come lei?
L'avvocatura, nella mia concezione liberale della società, è prima di ogni altra cosa un presidio di libertà. Quando vedevo gli avvocati pakistani in toga sfilare contro leggi restrittive della libertà di opinione, come fanno ora quelli turchi, pensavo che quella fosse l'essenza del mestiere: far rispettare la legge, difendere dagli abusi sia dello Stato che di altri cittadini, rappresentare una coscienza critica.
Il nuovo codice deontologico fa importanti aperture nella regolamentazione dei rapporti con i clienti. Ma in quelli tra colleghi ribadisce vecchi divieti spesso superati dai comportamenti dei professionisti. Chi penalizza?
Vengono penalizzati coloro i quali danno un miglior servizio al cliente e si industriano per trovare e creare opportunità di lavoro. Anche il creare opportunità non è disdicevole. Possono esserci migliaia di aziende o milioni di consumatori che stanno correndo rischi o subendo soprusi legali e non se ne rendono conto finché qualcuno non li allerta. Poi é ovvio che se si vuole fare la caricatura del parafanghista che aspetta all'angolo della strada l'incidente per dare il biglietto da visita all'automobilista, beh si entra nella facile retorica della dignitas e non se ne esce più.
Ritiene che all'avvocatura serva un'operazione di riposizionamento reputazionale?
Intanto la reputazione la si conquista con la bravura degli avvocati e credo che la preparazione e la specializzazione dei professionisti sia in crescita. In secondo luogo credo che bisognerebbe dare l'impressione di essere meno arroccati nella difesa di quelli che sono falsi privilegi ed in realtà svantaggi per tutti, avvocati e clienti. Se penso quante inutili battaglie di retroguardia son state combattute contro il patto di quota lite ed ora che c'é il mondo va avanti tranquillo lo stesso, mi intristisco.
Le istituzioni forensi e le associazioni lamentano la progressiva proletarizzazione della categoria. A suo giudizio, è possibile far tornare la professione d'avvocato un'attività prospera? Cosa si potrebbe fare?
Non vorrei ripetermi ma direi incoraggiare la concorrenza che facilita l'innovazione, anche nelle forme di esercizio della professione: ad esempio, società di capitali e multidisciplinari, se si dimostreranno un modello di business vincente, ci invaderanno lo stesso dalla Gran Bretagna, inutile fare barriere.
L'INTERVISTA E' APPARSA SUL NUMERO 10 DI MAG BY LEGALCOMMUNITY (SCARICA GRATIS LA TUA COPIA)