CINQUE COSE DA SAPERE SUL MERCATO LEGALE DEL 2014

di nicola di molfetta

La sensazione che molti hanno, in questo inizio d‘estate, è che la tanto attesa ripresa, anche quest’anno, potrebbe essere rimandata a gennaio. Le stime sul Pil 2014 continuano a essere riviste. Al ribasso, ovviamente. L’ultima previsione fornita da Banca d’Italia parla di +0,2%, a dispetto del +0,7% di qualche mese prima. Tra gennaio e luglio, anche il mercato dei servizi legali ha avuto un andamento altalenante. Con momenti di euforia a cui sono seguite fasi di calma piatta. A ben guardare, sono almeno cinque le lezioni che, in questo periodo, gli operatori hanno potuto apprendere e che dovranno tenere ben presenti per affrontare il prossimo futuro.  

La prima è che siamo in un mercato estremamente volatile. Fino a poche settimane fa, non era raro incontrare un banker e sentirsi dire, con fare da yuppy anni ’80, «quotiamo tutto quello che ci passa sotto gli occhi». Ma è bastato un tranquillo week end di paura, con il ritiro di due delle operazioni più attese dell’anno (Rottapharm, prima e Sisal poi) a riportare tutti con i piedi per terra. I mercati sono diventati ipersensibili. E la gestazione di un’operazione straordinaria, sia essa una quotazione in Borsa o un’acquisizione, si muove su tempi lunghi e con passo incerto. Sicché basta un colpo di tosse a Pechino o un battito d’ali a New York per tramutare lo scenario che un momento prima sembrava ideale al completamento di un deal in un contesto in cui è meglio restare fermi ad aspettar di capire quello che succede.  

A proposito di Pechino, la seconda lezione appresa dal mercato, riguarda proprio il miraggio cinese. La locomotiva asiatica è tornata a crescere con il prodotto interno lordo che ha ripreso a viaggiare sopra il 7%. Ma questa volta, a dispetto di quanto accaduto in passato, gli effetti di questa galoppata della produzione nell’ex celeste impero non si sono percepiti. Addirittura, Alberto Forchielli, numero uno di Mandarin Capital, ha annunciato (come si può leggere sulle pagine di financecommunity.it) di non volersi più occupare degli investimenti cinesi in Europa, ma del flusso opposto, che vede player del Vecchio Continente o americani intenzionati a fare shopping lungo la Grande Muraglia. Questo cambio di prospettiva è stato vissuto anche da molti studi italiani che hanno indirizzato la loro internazionalizzazione verso Oriente. Tanto che in molti hanno cominciato a ripensare il proprio posizionamento.  

La seconda lezione, ovvero «non è tutto oro quello che luccica», si lega poi alla terza. Non esistono mercati capaci di risollevare l’andamento di una law firm grazie alla semplice apertura di una sede distaccata, così come non esistono (o sono sempre meno) gli avvocati in grado di incidere da soli sul giro d’affari di uno studio. Il cielo dei rainmaker è rimasto senza nuvole. Ovvero: quanto hanno spostato, in termini di business i cambi di poltrona che si sono avuti negli ultimi tre anni? La risposta è: molto poco. Con casi paradossali in cui professionisti che sono riusciti a “vendersi” al miglior offerente, prospettando un business case a sei zeri, non sono riusciti a quagliare affari nemmeno per un decimo di quanto promesso. Gli uomini della pioggia scarseggiano di questi tempi. Il che raccomanda sempre più prudenza agli studi legali che vogliono crescere per linee esterne. Le aggregazioni di fatturato rischiano di rivelarsi solo aggregazioni di costi.

Il che diventa ancora più vero se si considera il nuovo equilibrio su cui si sta assestando il mercato. Il 2014 ha visto il ritorno delle privatizzazioni. Una parola che rievoca i fasti del passato. Un fenomeno che ha funzionato come il canto delle sirene portando in Italia il fior fiore delle insegne legali internazionali attirate da mandati milionari. Ma la riedizione delle privatizzazioni di 15 anni fa, al tempo della spending review, si è tradotta in una serie di mandati buoni per le prime pagine dei giornali ma spesso poco capaci di ridare ossigeno alle casse degli studi legali. Mag by Legalcommunity ha raccontato con puntualità qual è la dimensione di questi incarichi e ha verificato che il tanto temuto effetto di revisione al ribasso dei listini per le operazioni straordinarie, dovuto all’indulgere sempre più diffuso in pratiche di dumping da parte di tanti operatori del settore, ha modificato in maniera definitiva i parametri di riferimento nella costruzione delle parcelle rendendole una variabile indipendente dalla dimensione delle operazioni ma legata a doppio filo ai budget risicati delle direzioni affari legali.

In questo scenario, che mette in discussione tutti i punti fermi su cui si reggeva il mercato degli anni passati, cresce la consapevolezza degli operatori del settore rispetto alla necessità di introdurre innovazioni strategiche. Gli studi legali più lungimiranti hanno già cominciato a lavorare in questo senso e a trarre le conseguenze di questa quinta lezione. Nuova struttura dell’offerta di servizi, revisione delle politiche di prezzo, rivoluzione della governance interna, riorganizzazione della struttura dello studio, focalizzazione su settori ad ampio potenziale di sviluppo, ricerca di nuove aree di sviluppo. Sono solo alcune delle azioni concrete messe in campo dagli avvocati italiani in questi primi sette mesi dell’anno. Gli scettici, quelli che ancora non si arrendono all’idea che il mondo è cambiato in modo radicale, dicono che tutte queste iniziative danno la sensazione che si proceda un po’ per tentativi. Forse. Ma il punto è che mai come ora, chi si ferma è perduto.

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