Caiazza (Ucpi): «Il Paese ha una cultura democratica fragile»

«Nelle ultime settimane vi è stato un fiorire di enti e istituzioni che hanno ritenuto di poter esercitare un potere limitativo della nostra libertà, e questo è pericoloso soprattutto in un momento in cui il Parlamento non si sta riunendo». Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), è intervenuto oggi in un incontro web organizzato da The Skill, cui hanno partecipato avvocati, magistrati e medici sul tema delle restrizioni dovute al contenimento del Covid-19, dal titolo “Sessanta milioni di arresti domiciliari? Riflessioni per uscire dalla crisi”.

All’appuntamento, modulato sul format “Skill breakfast, i caffè della competenza”, hanno partecipato oltre a Gian Domenico Caiazza, gli avvocati Antonio Bana (Studio Bana), Elisabetta Busuito (Studio Perroni e Associati), Giuseppe Fornari (Studio Fornari e Associati), lo psicologo e psicoterapeuta Francesco Zurlo, responsabile formazione e coaching UTOPIA, il dottor Massimiliano Siddi, sostituto procuratore della Repubblica, il professore Gian Pietro Turchi, docente di psicologia clinica e direttore del master in Mediazione dell’Università di Padova, la psicoterapeuta Federica Mattei e il cardiologo Riccardo Memeo (Policlinico di Bari). L’incontro è stato coordinato dall’avvocato Giorgio Varano, responsabile della comunicazione Ucpi, e dal ceo di The Skill Andrea Camaiora, con le conclusioni di Federica Fantozzi, responsabile della comunicazione legale di The Skill.

Chiara la posizione del vertice nazionale degli avvocati penalisti che ha evidenziato i rischi democratici che la popolazione rischia di subire nell’ottica di preservare un diritto essenziale, quello alla salute, a scapito di altri diritti come la libertà individuale. «In una democrazia limitazioni così gravi della libertà devono essere compiutamente spiegate e giustificate, mentre il potere di limitazione deve essere attribuito ai soggetti che istituzionalmente possono disporne e soprattutto risponderne. Perfino di fronte a una emergenza sanitaria occorre che la limitazione sia spiegata, condivisa, credibile – ha affermato Caiazza – Ci sono sindaci che si attribuiscono poteri che non hanno, e le istituzioni sanitarie, che hanno dimostrato ritardi nella comprensione del fenomeno, non possono immaginare di avere potere illimitato e stabilire con certezza quando potremo nuovamente uscire di casa». Quanto sta accadendo, secondo Caiazza, dimostra che «il Paese ha una cultura democratica fragile».

L’avvocato ha messo inoltre l’accento su uno dei settori in cui la suddetta limitazione rischia di essere pagata ad un prezzo altissimo: quello della giustizia. «La smaterializzazione del processo penale è uno dei semi avvelenati del periodo – aggiunge il capo dei penalisti – perché in queste settimane fioriscono protocolli per realizzare udienze e si possono generare aspettative che determinate eccezioni diventino una regola, qualche magistrato può pensare che tale metodo possa diventare la soluzione per la giustizia italiana». Infine la conclusione: «Dovremo lavorare molto sul ritorno alla normalità, perché ci verrà chiesto il conto di tutto ciò. Serve richiamare i valori fondamentali del nostro patto sociale». «Un elemento positivo – ha sottolineato ancora Caiazza – è che adesso si possa fare una seria riflessione sul valore fondamentale della libertà».

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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