INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE

Avvocati e commercialisti, fuga dalle professioni?

Tanti ostacoli e poco reddito mettono in crisi avvocati e commercialisti. Professioni storicamente ambite vivono nuove difficoltà. Questo ha fatto sì che nell’ultimo anno si siano raggiunte ben 5.800 cancellazioni dall’albo forense, il doppio rispetto a sette anni prima. Per quanto riguarda gli esperti contabili, il primo gennaio 2020 si registrava un calo di 1.345 tirocinanti (il 10% in meno). I segni della crisi di queste categorie li ha raccolti il Sole 24 Ore, nel suo approfondimento, “Barometro delle professioni“.

AVVOCATI

L’analisi del quotidiano economico sottolinea come la cancellazione dall’albo degli avvocati sia “un fenomeno atteso in crescita nei prossimi tempi per una professione che paga il non aver superato le proprie contraddizioni: come il gender pay gap, un reddito medio in picchiata e una densità di colleghi/competitor che resta comunque altissima”.

Nonostante gli abbandoni, la densità territoriale resta elevata: 245mila iscritti all’ordine nel 2020, il 13% in più rispetto a dieci anni prima. Fanno 4,1 avvocati ogni mille abitanti. Il record appartiene alla Calabria, con 7 legali ogni mille abitanti.

Diverso il discorso per il reddito medio dichiarato: 40.180 euro nel 2019, un calo del 15% rispetto al 2010. Ma i valori cambiano molto a seconda dell’età e della regione: gli under 30 dichiarano in media sui 13mila euro, i 40-44enni arrivano a 30mila, mentre solo gli over-50 superano i 50mila euro. A livello territoriale, gran parte delle regioni del Sud dichiara meno di 30mila euro (meno della metà della Lombardia), con la Calabria che registra valori dimezzati rispetto alla media, forse anche a causa del citato sovraffollamento professionale.

Il Sole 24 Ore fa però notare come, dopo un crollo del 20% registrato nel 2013 e 2014, negli ultimi anni si stia registrando una stabilizzazione del reddito, se non una leggera crescita (+1,8% rispetto all’anno precedente).

COMMERCIALISTI

Non va meglio del mondo dei commercialisti. Il crollo del numero dei tirocinanti (-1345) registrato a gennaio 2020 non tiene conto degli effetti del Covid. «Inutile nasconderlo, siano in piena crisi di vocazioni – ha dichiarato al Sole 24 Ore Matteo De Lise, presidente dei Giovani commercialisti – e non dovremmo nemmeno sorprenderci: la professione non è più attrattiva». Una crisi che, per De Lise, può essere ricondotta direttamente agli ostacoli economici che devono affrontare i neo commercialisti, fin dal superamento dell’esame di Stato: «Un giovane sa che per aprire uno studio deve considerare, minimo minimo, spese fisse per 50mila euro l’anno, consapevole peraltro che i margini sono sempre più risicati e il lavoro sempre più esecutivo e “delegato” da Stato e agenzia delle Entrate. Non bastasse, a queste difficoltà fanno da “grancassa” responsabilità e rischi sempre più ampi e ogni giorno agganciati a nuove compliance legali».

Per quanto riguarda i redditi, se nel 2008 – stando ai report della Fondazione dei commercialisti – l’imponibile medio di un commercialista si assestava a 59.847 euro nominali, dopo 11 anni il valore corrispondente non arriva a 61 mila euro. Valori che, deflazionati e attualizzati, non fanno registrare progressi, ma un calo di 7.150 euro l’anno (-10,8% di reddito reale). Tutto ciò senza considerare anche in questo caso l’effetto pandemia che sarà visibile solo a partire dal 2022.

frabon

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