BonelliErede e il marketing: una task force per il passaggio generazionale

Più di 20 persone. Organizzate in sette gruppi di lavoro che vanno dalla comunicazione agli eventi, passando per crm, client development, pitching e pricing. Una vera e propria task force marketing nata per accompagnare il delicato processo di passaggio generazionale di BonelliErede e oggi diventata un asset per la pianificazione strategica dello studio che, come noto, conta oltre 400 professionisti e un fatturato stimato di 166,3 milioni di euro.

A dirigere la squadra è Marco D’Angelo. In BonelliErede dal 2012. A MAG dice: «Noi non facciamo solo execution di marketing, ma facciamo soprattutto consulenza a BonelliErede e ai suoi professionisti». È qui che sta la peculiarità di questa struttura che per dimensioni e modus operandi rappresenta, al momento, un unicum nel panorama italiano.
L’obiettivo? È «far sì che le cose accadano», come recita il purpose che il team ha deciso di darsi. Ma soprattutto fare in modo che la quota di mercato cresca.

Dottor D’Angelo, un marketing team di 24 persone. Ma come ci siete arrivati?
Noi abbiamo iniziato con quest’idea nel 2011.

Che è quando è arrivato lei in studio?
Io sono arrivato l’anno successivo.

Cosa ha spinto lo studio a investire su questa funzione?
L’Assemblea degli Associati decise di lavorare alla creazione di un team di marketing forte e strutturato perché l’associazione voleva prepararsi a gestire in maniera appropriata il passaggio generazionale.

Ovvero?
C’era bisogno di strutturarsi in maniera organica per riuscire a trasferire il più possibile il patrimonio di relazioni dell’organizzazione a un numero sempre maggiore di soci e rendere questi soci, anche grazie a un’attività di marketing mirata, sempre più autonomi nel generare business in una logica di gruppo. 

Lei da dove arrivava?
Da una multinazionale giapponese: Canon. Arrivavo dall’headquarter europeo di Londra.

Aveva conoscenza del settore legale?
No. Ma questa fu una precisa scelta della partnership. Perché quello che si voleva portare all’interno di BonelliErede con il mio ingresso era un’esperienza di marketing business to business (B2B, ndr) fatta in un contesto internazionale e all’interno di una multinazionale. 

Immagino non sia stato facile all’inizio…
L’inizio è stato complicato.

C’è stato un punto di svolta?
Non direi. È stato tutto molto graduale. Anche se forse, il momento in cui abbiamo raccolto più soddisfazione è stato quello in cui abbiamo lanciato la nuova identità. 

Quando Bonelli Erede Pappalardo è diventato BonelliErede…
È stato un progetto mastodontico che ha coinvolto tantissimi professionisti e che ha inciso, per l’appunto, sull’identità stessa della squadra. Lì l’esposizione è stata massima, con un livello di complessità notevole.

E perché non lo definisce un momento di svolta?
Perché il nostro lavoro è un processo di costruzione quotidiano. Il bello è che ti senti sempre in discussione. 

E nel costruirlo, questo team, come vi siete mossi?
Per sei mesi mi sono messo in una stanza a studiare. Ho letto un sacco di carte e intervistato una lunga lista di persone … 

E alla fine?
Alla fine, sono uscito dalla stanza con un’idea chiara di quella che doveva essere la configurazione del marketing team e soprattutto del modo in cui doveva lavorare. Ho proposto la costituzione di un team che tenesse in considerazione anche la realizzazione dell’infrastruttura di marketing. E in parallelo abbiamo lanciato l’idea di lavorare su piani triennali. 

Cosa sono?
Sono stati inizialmente l’espressione della pianificazione dell’attività di marketing, ma poi sono diventati espressione della pianificazione strategica di BonelliErede. Quest’anno abbiamo concluso il secondo piano triennale e varato il terzo: 2019-2021. 

Veniamo al team. Più di 20 persone. Con quale criterio le avete messe insieme?

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