Otto legali di impresa su 10 promuovono l’arbitrato

Legalcommunity in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano presenta i risultati del primo sondaggio italiano sull’arbitrato commerciale. L’appuntamento è per il 6 ottobre alle 17 a Palazzo Giureconsulti a Milano.

Lo stato dell’arte e l’evoluzione dell’arbitrato commerciale. Il punto di vista dei legali di impresa” è il titolo dell’indagine condotta nei primi sei mesi del 2020 dalla Camera Arbitrale di Milano, società partecipata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, e da Legalcommunity, con il supporto di Dentons.

Il Report raccoglie le risposte di 133 General e Legal Counsel, i legali di imprese italiane. Grazie al loro contributo oggi conosciamo aspettative, criticità, sviluppi attesi e i desiderata di chi questo strumento lo utilizza a beneficio della propria impresa.

I dati sono oggetto del dibattito di una Tavola Rotonda che si tiene oggi in Camera Arbitrale di Milano e che vede la partecipazione di Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano, Barbara Benzoni, Assistenza Legale Mid-Downstream e Chemicals Estero- ENI, Sara Biglieri Europe Head Litigation and Dispute Resolution – Dentons, Gianluca Buoro, Responsabile Affari Legali Danieli Automation, Beatriz Saiz Marti, Head of Group Significant Litigation Enel, moderata da Giuseppe Salemme di Legalcommunity.

«Crediamo sia importante per un’Istituzione come la Camera Arbitrale di Milano, che ha una forte componente pubblica, promuovere iniziative di ricerca e analisi nel settore dell’ADR, come questa che oggi presentiamo», dichiara Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano. «È decisivo conoscere il contesto nel quale operiamo, analizzare i fabbisogni dei nostri interlocutori e i loro desiderata, per offrire servizi di risoluzione delle controversie sempre più in linea con le esigenze del mercato. Il confronto è sempre un esame, ma è al tempo stesso un atto di responsabilità verso la collettività. Si migliora analizzando le critiche, studiando la reputazione e le buone prassi dei competitor internazionali. Il giudizio positivo sullo strumento arbitrale che emerge dai dati e l’uso che se ne fa in Camera Arbitrale di Milano, scelta principalmente dalle grandi imprese insieme all’ ICC, ci conforta La qualità del servizio è il nostro dovere non solo verso chi ci conosce e ci apprezza, ma soprattutto verso il mercato per il buon funzionamento del sistema economico».

Che lo strumento arbitrale fosse centrale per il buon funzionamento del sistema economico lo si sapeva. Ma ora sono proprio i dati di un Report a confermarlo.

Otto legali di impresa su 10 dichiarano che nei prossimi 3 anni continueranno a farne ricorso, inserendo la clausola arbitrale nei contratti, poiché è ritenuto vantaggioso per diversi motivi: maggiore rapidità del procedimento rispetto ai tempi della giustizia ordinaria, possibilità di scegliere gli Arbitri, confidenzialità e tutela della privacy.

Quasi uno su due dei legali intervistati (47%) preferisce l’arbitrato amministrato all’arbitrato ad hoc, considerate le caratteristiche della prevedibilità e della trasparenza delle norme, la prevedibilità dei costi e perché permette il controllo sulla neutralità degli Arbitri, anche se 4 su 10 scelgono di volta in volta in base al caso specifico inerente la controversia.

Internazionalità. Il dato sulla frequenza di utilizzo dell’arbitrato internazionale è più alto rispetto al dato sull’uso di quello domestico. Infatti, quasi la metà degli intervistati (41%) in 5 anni è stato coinvolto in arbitrati internazionali da 1 a 5 volte (rispetto al 35% che dichiara di essere stato coinvolto in un arbitrato domestico da una a 5 volte negli ultimi 5 anni).

Chi decide sulla clausola? La scelta dell’inserimento della clausola arbitrale all’interno della società è quasi totalmente appannaggio del Dipartimento degli Affari Legali (79%). Oltre uno su due (56%) dei legali intervistati dichiara di servirsi sempre di studi legali esterni per farsi rappresentare e assistere negli arbitrati in cui la società è coinvolta.

Il ruolo del consulente esterno risulta determinante in particolare per la scelta tra arbitrato ad hoc e amministrato. 

Clausole standard o redatte di volta in volta. Nell’inserire nel contratto una clausola arbitrale la maggior parte dei legali di impresa (39%) preferisce ricorrere ad una clausola standard predisposta dalla stessa azienda di cui fa parte il legale. Oltre un terzo (31%) ricorre a clausole standard elaborate da un’Istituzione arbitrale, il 29% ricorre a clausole su misura redatte di volta in volta.

Arbitro Unico vs Collegio di tre arbitri. La scelta del Collegio Arbitrale a scapito dell’Arbitro Unico deriva dalla convinzione che il Collegio garantisca un minor rischio di decisioni sbagliate e una migliore qualità del lodo. In seconda battuta si preferisce il Collegio per la possibilità di inserire nel Tribunale Arbitrale un Arbitro di cui si ha stima e fiducia.

Collegio, il pregio della diversità. Nella composizione di un Collegio Arbitrale, il 66,6% del panel ritiene che l’elemento della diversità (di genere, età, cultura ecc.) sia un fattore nettamente a favore della qualità del Collegio stesso. Il resto del panel si divide tra chi ritiene la diversità un fattore irrilevante 18,7% e chi lo ritiene importante solo sulla base della particolarità del caso 14%.

Come migliorare l’arbitrato. Tra le iniziative che potrebbero essere intraprese dalle istituzioni arbitrali per migliorare lo strumento arbitrale, quella che raccoglie maggiori consensi è il garantire una maggiore prevedibilità dei costi che l’impresa deve sostenere durante la procedura. Seguono il mettere a disposizione un albo/elenco degli arbitri e aumentare la trasparenza (nomine dell’istituzione, decisioni su indipendenza e ricusazione).

 

UN APPROFONDIMENTO SULLA RICERCA E INTERVISTA A STEFANO AZZALI SARANNO SUL PROSSIMO NUMERO DI MAG IL 12 OTTOBRE

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