Studi legali d’affari: le donne sono il 43%
L’avvocatura è donna. O meglio lo è e lo sarà sempre di più. Quella d’affari? Anche. L’organigramma degli studi legali d’affari riflette il processo di femminilizzazione che sta interessando tutta l’avvocatura nazionale. Il 43% dei professionisti attivi nelle prime 50 insegne per giro d’affari nel Paese è donna. Tuttavia, la consistenza delle giuriste all’interno di queste organizzazioni non trova una corrispondenza nel loro peso all’interno delle partnership dove rimangono poco più di una su cinque. Rispetto all’analisi che abbiamo fatto su queste pagine due anni fa (si veda il numero 142 di MAG), i dati sono rimasti praticamente invariati. Il che da un lato attesta il consolidamento della tendenza che vede sempre più donne dedicarsi all’attività legale, ma dall’altro ribadisce che essere un’avvocata significa fare molta più fatica nell’affrontare un percorso di carriera in uno studio di cui non si sia le fondatrici.
La lunga marcia verso l’affermazione di una professione women driven è ancora lontana dall’ultimo miglio, quello in cui il gender gap potrà dirsi colmato. Poiché oltre il conteggio delle tessere, questo processo potrà dirsi compiuto solo quando tra avvocati e avvocate non ci sarà più alcuna distinzione in termini di considerazione del valore del lavoro svolto e di reali opportunità di carriera (si veda l’articolo seguente).
In occasione dell’annuale inchiesta sul fatturato dei principali studi legali d’affari attivi in Italia (Best 50, si veda il numero 182 di MAG), abbiamo sondato la presenza di professioniste all’interno di queste strutture. Un lavoro a cui abbiamo deciso di dare particolare risalto per provare a fare il punto della situazione, cifre alla mano.
Considerate tutte le strutture rientranti nella Best 50, emerge un primo dato: le donne attive nelle principali organizzazioni di questo comparto professionale sono circa 4.445 vale a dire il 43% del totale. Questo ci conferma che l’avvocatura non può più essere considerata un’attività prevalentemente maschile e che il peso della componente femminile al suo interno ha assunto, in termini assoluti, una rilevanza innegabile. Nel 14% dei casi, che poi vuol dire in sette casi su 50, il numero di professioniste donne supera (sebbene talvolta di misura) quello degli uomini. In base ai dati comunicati, si tratta degli studi Toffoletto De Luca Tamajo, dove le donne sono il 57%, La Scala (56%), Bird & Bird (54%). Seguono EY tax & law, con il 52% delle professioniste attive come la sede italiana della law firm tedesca Roedl & Partner, mentre Eversheds Sutherland e Hogan Lovells arrivano al 51%. Ma la grande distanza da colmare, come dicevamo, si vede soprattutto quando si sposta lo sguardo sulla composizione delle partnership. Il campione rimane lo stesso, ma la fotografia, in questo caso, offre un’immagine totalmente differente. Su 1.919 partner censiti, infatti, solo il 22%, vale a dire 417, è rappresentato da professioniste. E qui, ci siamo accontentati di…
PER PROSEGUIRE LA LETTURA DELLO SPECIALE CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG