L’anno di Lidia. La prima avvocata raccontata da Iannuzzi e Tammaro
Esce il 17 maggio il libro Lidia Poët la prima avvocata, edito da Le Lucerne e firmato da Ilaria Iannuzzi e Pasquale Tammaro che, della casa editrice, sono anche i fondatori, assieme a Brenno Bianchi.
Il testo sarà una delle novità che la casa editrice milanese presenterà a Torino, in occasione del Salone del Libro. Una coincidenza che ha il sapore del destino, visto che la storia di Lidia Poët è legata a doppio filo a quella del capoluogo piemontese, già capitale del Regno.
La vicenda narrata è quella che molti avvocati conoscono. L’epopea dell’appassionata giurista che dedicò la sua vita al diritto e che fortissimamente volle conquistare il titolo di avvocato (alla “a” della declinazione femminile ci stiamo arrivando, a fatica, solo di recente).
Ma per Lidia non fu un’impresa facile. Raggiunto il traguardo, nel 1883, si vide negare la possibilità di esercitare dopo il ricorso del Procuratore del Re che riteneva inopportuno che le donne svolgessero la professione forense.
A rendere particolarmente interessante questo lavoro è il racconto dei diversi personaggi che animarono la vicenda. Così come di grande qualità è l’opera svolta per ricostruire il contesto in cui quella vicenda si dipanò dividendo, come in altri casi passati e futuri, l’opinione pubblica nazionale tra sostenitori delle avvocate in aula e detrattori dell’ammissione del gentil sesso.
Su tutto, però, si staglia la figura della protagonista. Una «donna straordinaria» come scrive nell’incipit dell’introduzione l’avvocata Simona Grabbi (attuale presidente del Consiglio dell’Ordine di Torino) usando parole tanto essenziali quanto calzanti.
Lidia Poët la prima avvocata è la seconda pubblicazione dedicata alla giurista torinese pubblicata nel corso di questo 2022. Una coincidenza che probabilmente è figlia dei tempi. Prodotto di una stagione nuova nella concezione dell’avvocatura intenta a vivere un processo di ineluttabile femminilizzazione (oggi le donne dono il 47,7% della popolazione forense italiana) che, infondo, non è altro che un’ulteriore tappa di quel lunghissimo viaggio che l’avvocata Poët cominciò 139 anni fa e che non è di certo ancora terminato.