Commercialisti, uno studio su tre ha chiesto la cassa integrazione
Per il 45% dei dottori commercialisti la preoccupazione per gli effetti del Coronavirus sul conto economico dello studio nel breve/medio periodo è alta, per il 23% è addirittura molto alta. La complessità della normativa costituisce fonte di apprensione molto alta per il 41% dei rispondenti e alta per il 35%. La preoccupazione per la carenza di liquidità per lo studio è elevata (per il 12% degli intervistati è molto alta, per il 23% è alta, mentre per il 39% è media).
La cassa integrazione è stata richiesta da un quasi un terzo degli studi (29%): per il 22% in misura parziale e per il 7% per la totalità dei dipendenti; la misura è in fase di valutazione per il 16%.
La maggioranza dei professionisti dichiara di avere già riscontrato un apprezzabile decremento degli incassi nell’ultimo mese: per il 33% la riduzione è stata di oltre il 40%, per il 24% la flessione è stata tra il 20% ed il 40% e per il 22% il decremento è stato inferiore al 20%; solo l’1% dichiara un incremento.
I dati emergono dalla survey condotta dall’Associazione dei Dottori Commercialisti di Milano condotta tra il 10 ed il 17 aprile 2020 ed indirizzata a 8.500 commercialisti.
«Con questa survey –Edoardo Ginevra, Presidente di AIDC Milano – abbiamo inteso ascoltare le esigenze e le percezioni dei colleghi in queste difficili settimane. Dalle risposte ricevute emerge con chiarezza il quadro di una categoria che è rimasta molto attiva e presente al fianco delle imprese che devono fronteggiare la loro emergenza economica. I commercialisti hanno saputo organizzarsi rapidamente dal punto di vista operativo, anche ricorrendo in larga misura alla tecnologia per il lavoro a distanza, ma, è innegabile, vivono un momento di grandissima preoccupazione per il calo degli incassi riscontrato già in questo primo mese e per gli effetti, indotti dalla crisi dei loro clienti, attesi sul conto economico e sul cash flow dello studio nel medio periodo. Da questo punto di vista i provvedimenti del Governo a supporto di una professione, quale la nostra, che anche in periodi di emergenza ricopre un ruolo decisivo nei gangli nodali del sistema Paese, sin qui sono stati del tutto insufficienti. Auspichiamo con forza che il Governo possa presto mettere in campo misure specificamente pensate per il sostegno economico e finanziario degli studi professionali riferendoci così indistintamente ai titolari di studio, ai collaboratori ed al personale dipendente».
Il 98% dei rispondenti, emerge ancora dall’indagine, ha continuato a lavorare nonostante l’emergenza Covid, supportando imprese e lavoratori autonomi ad affrontare questa difficile situazione Solo il 2% degli studi professionali è rimasto chiuso, mentre l’85% dichiara di operare in Smart Working.
Il lockdown ha comunque avuto un impatto sull’operatività dei commercialisti: le problematiche più riscontrate sono quelle rappresentate dall’accesso all’archivio (58%), alle infrastrutture da ufficio (fotocopie, stampanti, scanner, ecc.) per il 59%, il contatto diretto con il cliente (35%), e per il 19% il confronto tra colleghi.
Il 26% dichiara che l’attività lavorativa ha subito un incremento di ore lavorate in questo periodo, mentre per il 20% l’attività e il tempo dedicato sono rimaste uguali a prima.
In vista della Fase 2, nell’analisi emerge che per il 65% dei commercialisti cambierà l’organizzazione dello studio, mentre per il 55% le attività e i servizi prestati.
Il 46% dei professionisti intervistati si sta già attivando per dotare gli studi di tutte le misure di protezione e sicurezza per il futuro accesso agli uffici e il 18% ha previsto o effettuato cambi dei layout degli spazi per facilitare il rispetto delle distanze tra i collaboratori. Anche le infrastrutture informatiche saranno protagoniste del cambiamento negli studi dei commercialisti, il 27% ha già avviato programmi di investimento in questa direzione, mentre il 20% sta iniziando a pianificarlo.
Più in generale il 49% dei rispondenti è soddisfatto del modo in cui sta affrontando la crisi dal punto di vista della propria efficacia professionale ed il 29% è addirittura molto soddisfatto.