CINQUE COSE DA FARE PER LA GIUSTIZIA PENALE (CHE NON VERRANNO MAI FATTE)

di Luca Basilio*

Un giorno Nostra Signora delle Pubbliche Relazioni mi fa, «mi scriveresti qualcosa sulle modifiche che secondo te andrebbero fatte per far funzionare meglio la giustizia penale?». «Ma Gaia, a parte che non interessa a nessuno come la penso io, guarda che bene o male tutti i sanno che cosa andrebbe fatto e comunque tutti hanno la loro opinione in merito. Il problema è che comunque non si farà un bel niente!». «Non importa, è un argomento “caldo”, se capita un qualche dibattito in materia su qualche pubblicazione, ti infiliamo». Questo capitava qualche mese fa. Io avevo scritto, ma non è successo nulla: non tanto le agognate riforme, che appunto davo e do per scontato che non vengano fatte; ma che mi infilassero in un dibattito. O avevo ragione io sul fatto che a nessuno interessa cosa ne pensi un normale avvocato, oppure aveva torto Nostra Signora delle Pubbliche Relazioni sul fatto che questo sia un argomento “caldo” (o forse nel frattempo è diventato tiepidino). Adesso, per colpa di legalcommunity, le mie cinque-cose-da-fare ve le beccate voi. E dunque: (1) Riorganizzazione degli uffici giudiziari – La distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio e la loro organizzazione è obsoleta (probabilmente, risale ai primi del novecento), barocca (in Sicilia ci sono 4 – quattro – Corti d'Appello) e non risponde a criteri minimi di efficienza (Tribunali con alto carico di lavoro e pianta organica insufficiente per quel carico, o il suo contrario). Servirebbe: revisione delle circoscrizioni dei Tribunali e dei distretti di Corte d’Appello, eliminando le strutture piccole, prive di massa critica, e distribuendo le nuove strutture in base alla popolazione residente ed al carico di lavoro atteso (rapporto popolazione / reati commessi); abolizione delle sezioni distaccate dei Tribunali (o hanno dignità di Tribunale autonomo, oppure sono uno spreco di risorse); previsione di un meccanismo periodico di ri-analisi dell'adeguatezza dell'organizzazione, meccanismo affidato al Ministero della Giustizia con il controllo del CSM, o viceversa. (2) Riorganizzazione degli uffici di Procura – Nel nuovo millennio la criminalità ha spesso carattere addirittura transnazionale, mentre le Procure agiscono su base circoscrizionale (il territorio di competenza del singolo Tribunale). Questo impedisce indagini efficaci qualora il/i reato/i coinvolga più Procure, o ne comporta la duplicazione, e segmenta conoscenze investigative, diminuendo l'efficacia delle indagini stesse. Inoltre, a parte le Procure più grandi e quindi strutturate, ogni pubblico ministero indaga su qualsiasi cosa, senza alcun tipo di preparazione su specifici reati. Servirebbe: istituzione di uffici di Procura specializzati per tipologie di reato, su base nazionale e quindi senza alcun tipo di limite territoriale per lo svolgimento dell'indagine, oppure istituzione di organismi di coordinamento sempre per tipologie di reato, sul tipo della Direzione Nazionale Antimafia. (3) Riforma del codice di procedura penale – Il codice di procedura è farraginoso, pieno di adempimenti burocratici che nulla aggiungono o tolgono alle garanzie di difesa e di sub-procedimenti che allungano i tempi necessari per il processo. Inoltre non è di fatto previsto alcun uso regolamentato di strumenti informatici che consentirebbero di semplificare e velocizzare molti adempimenti. Tra i molti interventi possibili e necessari, servirebbe: regolamentazione in modo più stringente dei meccanismi di notifica, utilizzando in modo massiccio gli strumenti informatici; utilizzazione nel massimo grado possibile di documenti in sola versione informatica (ad esempio, consentire i depositi di qualsiasi atto per via informatica, anche tramite posta certificata); eliminazione dell'udienza preliminare; obbligo del giudice di stabilire, all'inizio del processo, un calendario vincolante per il suo svolgimento. (4) Riforma del codice penale – Se la sanzione penale è la cosiddetta ultima ratio, è necessaria un'ampia depenalizzazione (ad esempio, eliminare i reati puniti con la sola pena pecuniaria). Contemporaneamente, le sanzioni penali andrebbero riviste, introducendo nuove sanzioni interdittive obbligatorie. I meccanismi di prescrizione del reato non dovrebbero inoltre operare in corso di giudizio. (5) Riorganizzazione del sistema penitenziario – Il sistema ha efficacia deterrente se e solo se chi è condannato rischia effettivamente di scontare la pena inflitta. I meccanismi premiali dovrebbero operare dopo l'irrogazione della pena e non prima (ad esempio, la sospensione condizionale). Contemporaneamente, il sistema penitenziario, che è di per sé costoso, dovrebbe riparametrarsi a seconda della pericolosità sociale del reo (ad esempio, creando circuiti carcerari a più bassa sicurezza, e quindi meno costosi, per detenuti non pericolosi). Ovviamente queste sono le mie cinque-cose-da-fare. Possono essere condivisibili o meno e possono essere sostituite con altre millemila-cose-da-fare. Ma non è questo il punto. Il punto è che comunque non verranno mai fatte. Retoricamente: perché? Ma perché qualsiasi possibile riforma del sistema penale (così come di quello civile) andrebbe ad intaccare tantissimi interessi costituiti, ciascuno dei quali ha un suo contenuto materiale molto ben determinato. Detto altrimenti, ogni riforma va ad intaccare il portafoglio di qualcuno. Ad esempio, l'eliminazione di un Tribunale o di una sezione distaccata ha un effetto notevole sul territorio di competenza, facendo venire meno un'attività economica molto articolata: banalmente, bar, tabaccherie (per le marche da bollo), servizi al Tribunale ed all'utenza (fotocopie, fax, ecc.) guadagnerebbero meno o non guadagnerebbero affatto. Ed ancora, la possibilità di interloquire direttamente con le Cancellerie per via informatica renderebbe inutile l'utilizzo di avvocati corrispondenti, facendo venire meno il loro ruolo ed i loro introiti. Nessun politico sembra avere la forza di intaccare questi interessi costituiti, anche in funzione dell'interesse generale, perché i benefici delle riforme sarebbero valutabili a medio-lungo termine, mentre incidere sugli interessi costituiti avrebbe valenza immediata: e gli elettori, si sa, votano oggi. Mi direte: la prova provata che hai torto è il recentissimo progetto del governo Monti di eliminare un buon numero di Tribunali. Obiezione, vostro onore. A parte che, come dice il Trap, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. A parte che l’eliminazione di qualche Tribunale non basta. Il problema è che la “riorganizzazione degli uffici giudiziari” è ben altro che la cancellazione di un po’ di (piccoli?) Tribunali. Per capirci. Oggi i Tribunali sono stabiliti su base provinciale ed, eccezionalmente, interprovinciale. Dimenticando per un attimo che si parla da tempo immemorabile di abolire le Province (un’altra cosa che non si farà mai?), sarebbe il caso di superare la base provinciale ed introdurre un diverso meccanismo, come ad esempio il rapporto popolazione / reati commessi, per decidere dove va messo un Tribunale. Un esempio, al di sopra di ogni sospetto per me milanese, è il sud Abruzzo: qui i Tribunali sono Pescara, Chieti e Vasto (più un altro paio che non ricordo). Vasto non fa provincia (finora) ed è il più piccolo dei tre, quindi sarebbe in predicato di chiusura. Sennonché Pescara e Chieti stanno più o meno a quindici chilometri di distanza e le due città sono fra loro facilmente raggiungibili, mentre Vasto sta più a sud di un bel centinaio di chilometri. Così a pelle (e mi perdoneranno gli abruzzesi per qualsiasi imprecisione), si dovrebbe chiudere o Pescara o Chieti ed invece tenere e potenziare Vasto. E’ solo un esempio e probabilmente discutibile. Ma tanto è inutile: chi avrà mai il coraggio di fare scelte del genere?

*Responsabile dipartimento di penale di Simmons & Simmons

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