Antitrust: Gambuto, IA, data software le nuove sfide per la competition law
Simone Gambuto, partner del Dipartimento di diritto antitrust e della concorrenza di Fieldfisher, ha affrontato – nel suo intervento alla XIII edizione del convegno “Antitrust tra diritto nazionale e diritto dell’Unione Europea”, organizzato da Rucellai & Raffaelli a Treviso, presso la Casa dei Carraresi – il tema dell’influenza dei dati digitali sugli accordi collusivi taciti.
Gambuto descrive le caratteristiche di un mercato oligopolista secondo il modello economico di Cournot, per rilevare che, essendo la stabilità di un accordo collusivo tacito legata alla trasparenza del mercato, è quando un mercato non è completamente trasparente che gli oligopolisti avvertono la necessità di accrescerne la stabilità, anche con l’utilizzo di nuovi mezzi tecnologici tra cui spiccano big data, intelligenza artificiale (ia) e algoritmi.
Quanto al ruolo del diritto antitrust rispetto a tali temi, Gambuto precisa che affinché la normativa rilevante possa contrastare i cartelli e gli accordi collusivi, è necessaria la prova indiziaria dei mezzi adoperati dai concorrenti per raggiungere l’esito collusivo e subottimale: diventano allora di primaria importanza l’analisi dei “big data” come barriera all’ingresso, come potere di mercato o come strumento di monitoraggio dell’adesione dei concorrenti alla collusione, o degli algoritmi come mezzo per impostare una collusione perfetta e non rilevabile.
Gambuto riflette sulle problematiche poste dal nuovo contesto tecnologico e oligopolio, fino al punto di chiedersi se debba essere rivisitato il medesimo standard legale dell’art. 101 TFUE.
L’avvocato conclude lasciando aperte le diverse questioni poste e, tra i tanti interrogativi, ne spicca uno: il diritto antitrust deve tener conto anche delle collusioni tacite che, benché non siano definite «pratiche concordate» d