VIDEO – L’inchiesta che cambiò il penale dei colletti bianchi

a cura di francesco bonaduce e nicola di molfetta

C’è un prima e un dopo Mani Pulite nella storia dell’avvocatura penale italiana. C’è chi pensa di sì. C’è chi ritiene sia stato un unicum, ossia una vicenda storica irripetibile. 

La Camera Penale di Milano ha organizzato nei giorni scorsi un’intera giornata di dibattiti sul tema, riuscendo a coinvolgere e a dar voce a tanti dei protagonisti dell’epoca. 

Con alcuni di loro MAG ha scambiato alcune battute a margine dell’evento e questo video servizio contiene il loro punto di vista.

Sicuramente per la professione fu una sorta di stress test che mise alla prova la tenuta e la validità degli istituti di procedura penale da poco introdotti con l’allora riforma del codice. Di questo è convinto, in particolare, l’avvocato Massimo Dinoia, socio fondatore dello studio DFS: «L’allora nuovo codice ha avuto una forza dirompente. Senza il nuovo codice non sarebbe successo nulla».

Mani Pulite, ricorda l’avvocato Nerio Diodà, il legale che assistette Mario Chiesa, «aprì il fenomeno delle indagini sui fenomeni finanziari e sociali. E investì il mondo dell’economia, delle grandi società e degli imprenditori in modo nuovissimo».

«Da Mani Pulite in poi – osserva Giovanni Briola, segretario della Camera Penale di Milano – gli imprenditori smisero di essere degli intoccabili». 

Un punto che sottolinea anche uno degli uomini simbolo del pool: l’ex magistrato Gherardo Colombo. «Fino alla caduta del muro di Berlino era impossibile guardare nei cassetti del potere. Dopo, il potere si è disorientato ed è stato possibile proseguire nelle indagini».

Detto questo, oggi, a trenta anni di distanza, consapevoli del valore storico di quella stagione e degli errori che furono fatti, è possibile pensare a un nuovo equilibrio nella relazione tra avvocatura penale e magistratura?. I nostri interlocutori hanno risposto di sì, ma senza nascondersi le difficoltà dell’impresa. Per Diodà è il momento di «ricostruire la giurisdizione». E secondo Colombo, l’obiettivo potrà essere centrato se le parti cominceranno a «riconoscersi reciprocamente un po’ di più».

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

SHARE