UNCC al Commissario Ue alla Giustizia: ‘Contrari a riforma processo civile’

L’Unione nazionale delle Camere civili (UNCC), associazione rappresentativa degli avvocati civilisti italiani, ha incontrato ieri pomeriggio a Roma il Commissario europeo per l’efficacia della giustizia (CEPEJ), Didier Reynders, all’interno del programma di monitoraggio che la Commissione ha varato per verificare che la ricerca dell’efficienza non vada a sacrificio della qualità della giustizia. Nel corso dell’incontro, oltre al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e alla riforma del processo civile, si è parlato in particolare di efficienza e qualità della giustiziaindipendenza dei giudici e digitalizzazione.

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L’UNCC ha sottolineato al Commissario europeo come l’indipendenza della magistratura, sia pur garantita dalla legge, possa essere messa in pericolo dall’eccessiva vicinanza con la politica: l’unico modo per assicurarla di fatto, e non solo di nome, è riportare in tribunale i giudici che stanno nei ministeri.

LA CONTRARIETÀ DI UNCC AL PROGETTO DI RIFORMA

L’associazione ha poi ribadito la propria contrarietà e il fermo dissenso alla riforma del processo civile, destinato – si legge in una nota – a ridurre l’equità senza aumentarne l’efficienza: il solo modo per rendere la giustizia italiana efficiente è quello di aumentare il numero dei giudici, non quello di riesumare il modello del vecchio processo societario che ha dimostrato “esiti disastrosi” ed è stato soppresso dopo soli sei anni.

Inoltre, l’UNCC sostiene che favorire fiscalmente la sola mediazione, a discapito della negoziazione assistita e dell’arbitrato, non consenta di alleggerire veramente il carico di lavoro dei tribunali, perché se questa fallisce si ritorna comunque in Aula, mentre con l’arbitrato questo ritorno non vi sarebbe. A ciò si aggiunge il fatto che la riforma non permetterebbe alle parti di scegliere su quale procedura di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) puntare, mentre la possibilità prevista per gli avvocati di svolgere attività istruttoria stragiudiziale non è destinata a riguardare molti casi, perché da una parte necessita del consenso di tutti i legali e, dall’altra, non prevede per questi un vero incentivo legato all’aumento del compenso.

Infine, l’associazione ritiene che, relativamente all’Ufficio per il processo, imporre ai giudici di concentrarsi quasi esclusivamente sullo smaltimento dell’arretrato, senza poter essere distolti da altro, rischia di ridurre solamente le garanzie, non tanto la durata dei processi.

APERTURA AL CONFRONTO

Il processo civile – si legge nella nota – appartiene a tutti, in primo luogo ai cittadini, ed è destinato a funzionare davvero soltanto se la sua disciplina nasce dalla condivisione tra coloro che dovranno poi applicarla, non tramite riforme calate dall’alto senza avere un’effettiva conoscenza della realtà dei tribunali italiani e delle condizioni in cui magistrati e avvocati sono costretti ad operare.

Quanto alla digitalizzazione, occorre completarla ed ammodernarla, in maniera di evitare i continui black out, e soprattutto coordinare la normativa del processo con quella che regola l’attività da svolgere per via telematica, per assicurarne la coerenza. 

L’Unione ha ribadito la propria disponibilità ad un confronto costruttivo, per fornire un contributo tecnico per migliorare, dove possibile, il funzionamento della giustizia civile e dei tribunali italiani.

frabon

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