Una due diligence prima del lateral hire? Servirebbe
Soci che vanno. Soci che vengono. Il mercato dei servizi legali ci ha abituato al fenomeno dei cambi di poltrona. I passaggi di professionisti da uno studio all’altro sono diventati una costante tra le dinamiche che animano il settore. Eppure, ciò che ancora oggi stupisce gli osservatori è riscontrare come operazioni di questo genere siano gestite quasi sempre in maniera, per così dire, “artigianale”.
L’acquisizione di un nuovo partner e in particolare di un socio proveniente da uno studio concorrente, dovrebbe essere gestita con massima attenzione e cautela. Troppi sono i casi, nella storia dei lateral hire, di insuccesso legati a operazioni che al momento del loro annuncio avrebbero dovuto guidare le magnifiche sorti e progressive dello studio che le mandava in porto e che invece alla fine si sono risolte in un desolante nulla di fatto ovvero in un drammatico divorzio.
Per carità, come l’amore anche le unioni professionali sono eterne finché durano, ma questo non toglie che il controllo del traffico in entrata e in uscita da uno studio legale dovrebbe essere oggetto di maggiore attenzione da parte di chi gestisce queste delicate organizzazioni.
Per esempio, secondo quanto ci risulta, sono davvero pochi gli studi che hanno elaborato una procedura di due diligence per approfondire il profilo di un potenziale socio da acquisire.
«Ma non sarebbe elegante». «E come si dovrebbe procede?».
Le obiezioni che vengono mosse rispetto a questa questione sono le più disparate ma tendono quasi tutte a sottolineare che lo svolgimento di eventuali “indagini” sul futuro socio rappresenterebbe una caduta di stile inaccettabile. Sarà, ma eviterebbe molti grattacapi ex post.
Detto questo, stupisce (o forse no) che molti pensino che la suddetta due diligence dovrebbe riguardare esclusivamente o quasi il business case del futuro socio. Il fatturato prospettato o vantato corrisponde davvero a quello che l’avvocato sarà in grado di portare in dote? Giusta preoccupazione. Ma non può essere la sola.
Una due diligence adeguata dovrebbe appurare non solo quale sia il fatturato che fa capo all’aspirante socio, ma anche come questo venga prodotto. Di solito più grande è lo studio minore tende a essere la presa di un socio X (ovviamente sono esclusi i pochissimi rain maker in circolazione) sul cliente che questo assiste abitualmente. inoltre, questa una eventuale due diligence non dovrebbe prescindere anche dall’analisi dei clienti del socio in pectore che devono risultare compatibili con il resto degli assistiti dallo studio. Così come compatibile deve essere l’indole e il carattere del socio entrante con il resto della compagine. Sempre in riferimento ai clienti, poi, non sarebbe male analizzare l’andamento del mercato in cui operano. Se per un settore cominciano a soffiare particolari venti di crisi, potrebbe essere rischioso investire su un partner fortemente esposto su quel comparto.
Insomma, i lateral hire servono. Ma improvvisare è vietato.
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SOMMARIO
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