Tutti i numeri del nuovo corso di Grande Stevens

La settimana comincia sempre a Torino. Poi però, Michele Briamonte (nella foto), managing partner di Grande Stevens, passa il resto del tempo tra Milano e Roma. Ogni quindici giorni, invece, prende un’aereo e vola a Londra, dove nel frattempo ha messo insieme un’agenda di appuntamenti fitta come come quella di un amministratore delegato. E in fondo, Briamonte è proprio questo: l’ad più giovane (il prossimo 13 ottobre compirà 40 anni) di uno degli studi legali più longevi d’Italia. L’insegna Grande Stevens ha più di sessant’anni di storia. Legata, com’è noto a tutti, a Torino. O per meglio dire alla Fiat dell’Avvocato Agnelli. Quelle sono le radici. O il dna se si preferisce. Ma oggi lo studio Grande Stevens è qualcosa di molto diverso. I rapporti con la “real casa” piemontese sono ancora forti. Allo stesso tempo, però, Fca è diventata un colosso che parla americano. Che ha avvocati americani (lo studio Sullivan & Cromwell è in cima alla lista). E che, per la super boutique legale fondata da Franzo Grande Stevens nel 1954, rappresenta all’incirca il 12% dei ricavi.

Lo studio Grande Stevens, dal 2010, gioca la sua partita a livello nazionale. Capace anche di intercettare le opportunità che nascono Oltremanica grazie alla sua base operativa «International» affidata all’ex Charles Russell, Vincenzo Lanni.

Il fatturato 2016 ha raggiunto la quota record di 25 milioni. In crescita del 12% rispetto all’anno precedente. E addirittura del 42% in confronto al 2013. Inoltre, con i suoi 4 milioni di fatturato per equity partner, consacra l’insegna tra i best performer del Paese.

Dieci milioni circa, secondo le stime di MAG, il contributo dell’avvocato…

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