Toffoletto De Luca Tamajo verso una crescita del 16%

di nicola di molfetta

Possedere, oltre al proprio, anche il cervello degli altri. La leggenda vuole che questa fosse la definizione che Leonardo Da Vinci fosse solito dare dell’ascolto. Di sicuro, questa attitudine non è così comune all’interno della categoria forense dove in molti sono più preoccupati dal dire che occupati nel sentire.
Nell’ultimo anno, però, c’è stato uno studio che all’ascolto si è dedicato in modo sistematico e con l’obiettivo di lavorare al proprio riposizionamento: ovvero ad allineare la propria immagine alla percezione e soprattutto alle aspettative dei clienti. Si tratta di Toffoletto De Luca Tamajo, super boutique di diritto del lavoro che oggi conta circa 90 professionisti tra cui 29 soci.
Lo studio, infatti, ha intervistato 150 clienti con l’obiettivo di realizzare una vera e propria indagine di customer satisfaction.
La ragione, come spiega il managing partner Franco Toffoletto, è legata al fatto che lo studio nel corso dell’ultimo quinquennio ha vissuto un profondo processo di evoluzione. «Abbiamo completato il processo di sviluppo territoriale, integrato gli studi Moro a Torino e Bortoluzzi a Venezia, allargato la nostra offerta a servizi collaterali come la consulenza del lavoro e la fiscalità del lavoro», per non parlare dell’ampliamento dell’offerta di prodotti tecnologici come Futuhro. 

I primi risultati di questo ventaglio di azioni hanno già cominciato a essere percepibili. «Ad oggi, la crescita rispetto al budget di fine terzo trimestre – prosegue l’avvocato Toffoletto – è dell’8% circa. Tuttavia, in base alle proiezioni che possiamo fare, il 2022 dovrebbe arrivare a un +16% sull’anno precedente», con ricavi che quindi dovrebbero attestarsi attorno ai 28 milioni circa.

I dati arrivano settimanalmente nella casella di posta elettronica dell’avvocato e di tutti i soci. «I nostri report gestionali sono creati dal software ed inviati a tutti i soci senza alcun intervento umano. I soci vengono aggiornati quindi costantemente sull’andamento dello studio, con dati molto approfonditi sviluppati dalla business intelligence. Un grande efficientamento di processo realizzato già nel 2015». Ma che non basta. Perché per massimizzare l’effetto degli investimenti realizzati lo studio ha sentito il bisogno di sondare l’umore del mercato e, come dicevamo all’inizio, ascoltare la voce dei clienti.

«Abbiamo sondato aspetti quali la qualità del nostro servizio, come veniamo percepiti da loro, se i nostri prezzi sono coerenti e altri aspetti relativi al nostro modo di comunicare e di rapportarci con la tecnologia. L’indagine è stata fondamentale perché ci ha portato a definire come il cliente si aspetta che noi ci posizioniamo sul mercato», racconta il marketing e business development manager dello studio, Mirko Galante. Il risultato principale, prosegue Galante, è stato che «i clienti ci percepiscono più come dei partner che degli avvocati/consulenti da contattare nel momento del bisogno: e questo cambia interamente il nostro modo di relazionarci con loro, che non può essere più solo “reattivo” ma necessariamente deve diventare proattivo e avere sempre un occhio verso il business in cui il cliente opera».

Gli effetti di questo esercizio, tutt’altro che teorico, si sono avuti su diversi fronti.  È di questi giorni, per esempio, l’annuncio…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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