Suicidio assistito, pubblicate le motivazioni della sentenza Cappato. Gli avvocati

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Genova che aveva confermato, a seguito dell’udienza del 28 aprile 2021, l’assoluzione in primo grado di Mina Welby e Marco Cappato, imputati e poi prosciolti per i reati di istigazione e aiuto al suicidio per l’assistenza fornita a Davide Trentini, malato di sclerosi multipla cronica progressiva, nel raggiungere la Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. 

I giudici hanno fatto leva, per motivare l’assoluzione, sul bilanciamento tra il principio di tutela della vita come bene sociale e il diritto ad una vita dignitosa: “Il lapidario divieto di aiutare taluno a procurarsi la morte, contenuto nella norma coniata in un periodo storico risalente in cui lo scopo unico era tutelare ad ogni costo la vita intesa come bene sociale, va coniugato col diritto ad una vita dignitosa e col diritto al rifiuto di trattamenti terapeutici a fronte di una malattia che abbia esito certamente infausto, a conclusione di un percorso altrettanto certo di dolore acutissimo e senza fine” si legge nella sentenza. 

Ad assistere Welby e Cappato, un collegio giuridico di studio e difesa composto da Filomena Gallo, Francesco Di Paola, GianDomenico Caiazza, Massimo Rossi, Maria Grazia Menozzi.

“Una sentenza chiara, incontrovertibilmente incentrata sulla scelta di libertà del malato, ha dichiarato Filomena Gallo, codifensore e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, “Una decisione che accoglie tutte le motivazioni della difesa di Marco Cappato e Mina Welby, che segna un importante passo in avanti sul tema. Nel testo leggiamo motivazioni che centrano il senso del rispetto della libertà personale inviolabile, del concetto di dignità di Davide Trentini, della sua scelta. Tutti diritti costituzionalmente rilevanti che subiscono il vuoto di affermazione determinato dallo Stato che non è intervenuto per rimuovere gli ostacoli al diritto all’autodeterminazione.” 

Riguardo al passaggio conclusivo delle motivazioni della sentenza, che recita: “Se [Davide] quindi aveva il diritto di interrompere tale terapia essenziale per la sua vita e di avviarsi alla morte, non gli può essere negato il diritto di rinunciare a vivere ancor prima di affrontare la brutale agonia che la sua gravissima malattia gli avrebbe imposto. Legittima era l’aspirazione alla conclusione della vita, lecito dunque era il suicidio assistito, poiché frutto dell’autodeterminazione del malato a congedarsi da una esistenza che non era più in grado di apprezzare, divenuta esclusivamente indicibile sofferenza“, l’avvocato Gallo ha così commentato: “Questo passaggio […] afferma un diritto umano fondamentale: la libertà di scelta di Davide Trentini, una scelta personale e consapevole. Attualmente sia per chi non ha tutti i requisiti previsti dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato, che per coloro che hanno i requisiti ma non possono procedere da soli, l’Associazione Luca Coscioni ha redatto con giuristi ed esperti, un quesito referendario per la legalizzazione dell’eutanasia che prevede l’abrogazione di una parte dell’art. 579 codice penale, che garantirà a tutti coloro che decidono, scelgono di porre fine alle proprie sofferenze, di poter agire nella piena legalità in Italia”.

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