Studi legali nel metaverso: verso l’era della interdigitalizzazione?

di nicola di molfetta

“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Chissà se oggi, William Shakespeare, avrebbe immaginato questi versi pensando al metaverso più che all’ultraterreno. Di certo, il proliferare di nuovi mondi, digitali e sintetici, avrebbe ispirato uno dei suoi drammi o magari una commedia. Il soggetto sarebbe stato imposto dalla dimensione di massa del fenomeno e dalla moltiplicazione degli universi che oramai non esclude più nessuno. Nemmeno gli avvocati.

Gli studi legali cominciano a frequentare anche questo mercato. Dall’internazionalizzazione si passerà alla interdigitalizzazione? Forse. È possibile che i confini del business si allarghino ancora. Tanto che già adesso si sente parlare di sedi e servizi da avviare e diffondere in questi mondi alternativi pronti a ospitare le nostre identità parallele con i loro progetti e le loro intraprese.

A fine 2021 abbiamo assistito a un simpatico siparietto in salsa americana. Negli States, in attesa del business vero e proprio, è partita la corsa alla conquista del titolo di prima law firm ad aprire una sede nel metaverso. A contenderselo, sono stati gli studi Metaverse Law, Falcon Rappaport & Berkam e Grungo Colarulo.

Tuttavia, quello che conterà davvero nei prossimi mesi, non sarà tanto l’essere “arrivati uno” quanto l’essere stati capaci di capire in che modo si possa estrarre valore da questa nuova dimensione della vita. Un sondaggio della testata online Above the Law, la scorsa primavera ha rivelato che le maggiori aspettative, al momento, riguardano la possibilità di sviluppare attività di networking virtuale, oltre a quella di aprire uffici digitali e aumentare l’impegno sul fronte privacy.

Alla domanda, quanto tempo ci vorrà perché l’evoluzione del mercato dei servizi legali determinata dai metaversi si renda apprezzabile, il 43% degli intervistati ha risposto 1-3 anni. Ma la cosa più intrigante è rappresentata dal fatto che il 58% degli operatori pensa che questa sarà una game changing opportunity e che uno su due considera la necessità di aprire una sede virtuale una top priority.

Staremo a vedere. Certo bisognerà fare attenzione alle possibili derive. La tokenizzazione delle nostre vite è un rischio. La confusione tra gioco e realtà potrà produrre più di qualche cortocircuito.
Oppure scopriremo di esserci sorbiti lo spettacolo decadente di un’ennesima bolla tecno-finanziaria.
In fin dei conti, molto rumore per nulla.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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