STP: «CHIARIRE IL CONTESTO NORMATIVO»

Fare chiarezza sul tema delle società tra professionisti (Stp) «che ad oggi risentono ancora di una normativa incerta, in particolare dal punto di vista previdenziale e dell’organizzazione funzionale». E' questo l'appello lanciato da Alessandro Solidoro (nella foto), presidente dell'ODCEC di Milano, durante il convegno “Società tra professionisti, le strutture societarie divengono a pieno titolo strumento di esercizio dell’attività professionale: potenzialità e limiti”, organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili con il Consiglio Notarile di Milano. «Le Stp, volute soprattutto dal legislatore, non rispondono alle reali esigenze dei professionisti ed evidentemente nemmeno a quelle dei soci di capitale. Tutto ciò nonostante il momento storico richieda aggregazione di funzioni e suddivisione di costi per essere competitivi in un mercato che necessita di risposte sempre più complesse. La sfida è: chiarire il contesto normativo per vedere se ci sarà un reale decollo».

«Secondo i dati forniti da Unioncamere negli ultimi due mesi, e cioè da metà novembre, il numero delle Stp iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese è praticamente raddoppiato», ha affermato Arrigo Roveda, Presidente del Consiglio Notarile di Milano, «questo è sicuramente un buon segno, ma si tratta comunque di numeri molto bassi, se pensiamo che il totale ad oggi è di sole 54 società tra professionisti».
Secondo il notaio Manuela Agostini, membro della Commissione per l’elaborazione dei Principi Uniformi in Tema di Società del Consiglio Notarile di Milano «la mancata diffusione delle società fra professionisti come strumento per l'esercizio collettivo della professione può in parte essere attribuita alla preoccupazione che la struttura societaria porti ad una spersonalizzazione del rapporto col cliente ed alla facoltà di libero trasferimento della partecipazione. La conseguenza sarebbe lo scardinamento del carattere fiduciario e personale dei rapporti non solo coi clienti ma anche fra gli stessi professionisti associati». Tuttavia, osserva il notaio, è possibile adottare degli accorgimenti per far fronte a questi problemi. «Per adattare la struttura societaria alle esigenze proprie delle aggregazioni fra professionisti è possibile utilizzare, introducendoli nel contratto sociale, istituti, quali clausole che stabiliscano i requisiti dei soci e clausole di ammissione, di recesso e di esclusione, che consentano di controllare la compagine sociale. In questo modo si garantisce il perdurare del rapporto fiduciario e personale fra i soci, avvicinando le società tra professionisti alle organizzazioni collettive che fino ad oggi sono state usate per l'esercizio dell'attività professionale».

Infine, Massimo Bortolin, segretario della Commissione Albo dell’ODCEC, ha affrontato un excursus della normativa fiscale e tributaria riconducibile alle Stp (D.L. 133/2011), raffrontando quest’ultima con quella applicabile agli studi associati (R.D. 1815/1939), per passare alle società tra avvocati (Dlg. 96/2001) e a quella tra ingegneri (L. 162/2006); nonché il conseguente trattamento dei redditi percepiti dai soci, sia professionisti che non professionisti, delle Stp, e infine l’aspetto previdenziale tra contributo oggettivo e soggettivo e le modalità di pagamento. Bortolin ha chiuso il suo intervento trattando il tema delle Stp tra ordinamento e deontologia.

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