STORIE DI OGGI – 1

di Myskin*

Ieri ho ricevuto un’email da Alfa con i suoi nuovi recapiti. Alfa si trasferisce all’estero nell’investment banking della branch di una grande banca italiana. Alfa ha passato anni nella più grande banca d’affari italiana. Gli anni giusti, quelli delle vacche grasse. Poi è arrivata la crisi. Lasciata la (o forse lasciato dalla) grande banca d’affari aveva aperto, con altri e come altri, una boutique di advisory. “Sai, è una scelta di vita e una nuova sfida. Combiniamo la nostra esperienza decennale di banker che hanno fatto i più importanti deal degli ultimi anni con la volontà di stare accanto alle aziende e agli imprenditori, per seguirli giorno per giorno, momento per momento”, mi diceva quando mi aveva presentato la sua “nuova realtà”. Tempo fa ho incontrato Beta a pranzo. “Ho grosse novità da raccontarti”, mi ha detto. Beta ha 35 anni, anni in business class fra Londra e a Parigi. E’ partner di una boutique di advisory anche lui, in start up. Anche lui con un track record di operazioni mozzafiato, tutte quante sparate nella brochure patinata della “nuova realtà”, che però ha solo 6 mesi di vita. “Guarda, è successo tutto per caso, nella nuova realtà andava tutto alla grande, grandi opportunità e riscontri da parte dei clienti ma ho sentito un mio vecchio capo che ora è in X e – guarda, sempre per caso – mi ha fatto un’offerta per entrare nel team di corporate finance che stanno mettendo su. E’ una nuova sfida, ho accettato l’offerta che non si poteva rifiutare; appena mi sistemo, ti mando i miei nuovi recapiti e rimaniamo in contatto”. Beta è entrato effettivamente nel nuovo team di corporate finance di una big four, non mi ha ancora mandato i suoi recapiti, il pranzo comunque l’ho pagato io. Cosa è successo ad Alfa e Beta? Io so, ma non ho le prove. Immagino che siano bastati un paio d’anni di questa crisi dura e cattiva, assieme agli inevitabili tempi lunghi di una start up, per farli spaventare. Tanti giri, pranzi e presentazioni ma pochi closing e success fee anche per loro. E allora i week-end a Courma da tagliare e ridimensionare, la casa a Forte che è meglio non prendere in affitto quest’estate, la moto di cilindrata che è meglio dare via, il Suv che non si può cambiare di nuovo quest’anno, lo stipendio non più a 3 cifre, i bonus dei bei tempi con cui un ragazzino di venticinque anni si comprava casa al centro di Milano ormai un bel ricordo. Forse chiunque avrebbe fatto la stessa scelta. Non so, non voglio giudicare. Quello che però mi fa paura, come cittadino prima che come attore di questo mondo, è che Alfa e Beta sono stati per anni i sacerdoti e le vestali dei riti della finanza e del capitalismo di questo paese, i paladini del libero mercato e dell’individualismo che hanno indicato la via da seguire per tutti noi fino al 2008. Gente che ha consigliato, diretto, influenzato e guidato le avventure e le sorti delle più importanti aziende e dei più famosi imprenditori di questo paese, che ha contribuito a determinare più di altri il grigiore e l’ansia di questi nostri giorni, alla fine non ha mai avuto dentro di se il sacro fuoco del “fare impresa”, il coraggio di affrontare ogni giorno il “loro” mercato e di guardare in faccia il rischio di essere imprenditori di se stessi. E’ bastato che il loro dorato tenore di vita scendesse di poco o molto (a seconda dei punti di vista), che abbiano annusato il pericolo concreto di perdere la loro “roba”, per abbandonare le rispettive navi, che pure stavano cercando con entusiasmo e speranza di prendere il largo e seguire una rotta nelle acque difficili di questi tempi, per approdare ai più sicuri e confortevoli porti dei “ministeri” della nostra comunità finanziaria, con gli stipendi fissi ogni 30 del mese e i bonus di fine anno (certo non così stratosferici come ai bei tempi) e i week-end a Courma, la casa a Forte, la moto e il Suv nuovo che tornano… Fin quando dura, fin quando possiamo sfangarla.

*Un avvocato d’affari milanese

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