SPORTELLI SIMMONS: AMPIA DISCREZIONALITA’ AI TRIBUNALI DEL LAVORO
Dopo qualche giorno dal varo del disegno di legge sul mercato del lavoro la strada per l'iter parlamentare si presenta in salita. Abbiamo chiesto di provare a fare chiarezza sul nuovo disegno di legge uscito ieri all'avvocato Davide Sportelli, responsabile del dipartimento italiano di diritto del lavoro dello studio Simmons e Simmons.
D. Avvocato Sportelli, cosa c'era che non andava sull'articolo 18?
R. Con le modifiche dell'ultima ora che il Governo ha ritenuto di apportare alla prima bozza, si è estesa la possibilità del reintegro anche ai licenziamenti economici. Quindi, nella sostanza, tutto resta come prima, anzi dal punto di vista datoriale si puo' dire che la situazione sia addirittura peggiorata, visto che è stata attribuita al giudice del lavoro un'eccessiva discrezionalità (che prima non aveva) e si è di fatto aumentato il costo medio di una transazione economica in caso di licenziamento prevedendo un'indennità risarcitoria da 12 a 24 mensilità. In tema di articolo 18 (e quindi di flessibilita' in uscita) non comprendo quindi come possa parlarsi di 'riforma'. Comprendo la soddifazione delle organizzazioni sindacali e il disappunto delle associazioni datoriali: sull'articolo 18 l'elefante ha partorito un topolino.
D. Quanti sono stati fino ad oggi i reintegri?
R. Per la mia esperienza, l'80% delle cause di impugnazione di licenziamento – soprattutto quelle conseguenti a ristrutturazioni – si chiude con il pagamento in favore del dipendente di una somma di denaro. E' difficile che un dipendente opti per il reintegro. E' questa la ragione per cui l'enfasi sull'art. 18 mi e' parsa davvero eccessiva. La riforma tocca, per fortuna, molti altri temi, ma l'attenzione mediatica e politica si è rivolta esclusivamente al dibattito 'reintegra si/reintegra no'.
D. Come viene vista dall'estero questa riforma?
R. Sicuramente con curiosità e speranza. Speranza forse mal risposta, visto che se oggi un cliente straniero mi dovesse chiedere se l'italia si è finalemnte adeguata agli standard europei in tema di licenziamento, la risposta non potrà che essere negativa: da noi in caso di licenziamento permane il reintegro, cioè un rimedio concepito nel 1970.
D. Quali vantaggi in fase di accesso?
R. Sul punto mi riservo di leggere il testo di legge, soprattutto in tema di apprendistato. Si è detto che tale istituto sarà rafforzato e rappresenterà la regola per l'accesso al lavoro. Questo mi pare sicuramente un dato positivo. L'auspicio è che vengano però semplificati gli adempimenti burocratici in capo alle aziende. Mi auguro che il nuovo impianto normativo, sul punto, possa fornire chiarezza e quindi certezza. Per altro verso, se l'intenzione era quella di incentivare gli investitori stranieri e comunque la flessibilità in entrata, mi lascia abbastanza perplesso l'aumento della contribuzione per i contratti a termine. Un'idea per non disincentivare gli investimenti (anche stranieri) potrebbe essere quella di estendere l'esenzione anche ai casi di start up. Infine sono piuttosto scettico circa l'effetto deterrente dell'aumento della contribuzione per le collaborazioni a progetto. L'intento è quello, sicuramente lodevole, di disincentivare il ricorso a tali tipologie contrattuali. Tuttavia temo che non si assisterà ad una significativa riduzione di tali forme contrattuali, ma ad una diminuzione degli importi netti riconosciuti al collaboratore, a parità di costi per le aziende. L'effetto potrebbe quindi essere addirittura penalizzante nei confronti dei giovani, che continueranno ad essere impiegati con contratti a progetto e guadagneranno meno.
D. Cosa cambia per il mercato legale e per chi come lei opera da consulente delle aziende?
R. In una prima fase sarà necessario spiegare ai clienti (anche stranieri) cosa è davvero cambiato e come implementare i nuovi istituti. In una seconda fase occorrerà comprendere che interpretazioni daranno i giudici del lavoro alle nuove norme e come eserciteranno l'ampia discrezionalità che è stata loro riconosciuta in tema di licenziamento. E' evidente che se tutte le cause di impugnazione di licenziamento finiranno con un reintegro e non con un indennizzo economico si sara' persa l'ennesima occasione per rilanciare il Paese. Confido quindi che i tribunali del lavoro interpretino con senso di responsabilità l'importante ruolo loro affidato.