SPINELLI, PAVIA & HARCOURT: IPOTESI SKADDEN E MORGAN LEWIS “QUANTOMENO VEROSIMILI”
Il 1 luglio Giovanni Spinelli (in foto) è diventato co-managing partner dello studio Pavia & Harcourt affiancando in questo ruolo gli Avv. George Pavia e Jordan Ringel. Spinelli si occupa in prevalenza di fusioni ed acquisizioni internazionali ed operazioni finanziarie. Assiste società italiane ed europee nelle fasi di avvio e sviluppo della loro presenza commerciale negli Stati Uniti e, in qualità di capo del dipartimento di Fashion Law, assiste su base regolare clienti del mondo della moda. Nato a Londra, ha frequentato il proprio corso di studi in USA, Svezia, Inghilterra ed Italia. Si è laureato nel 1991 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze, conseguendo poi un Master of Laws nel 1994 presso la Yale Law School. Abbiamo incontrato l'avvocato Spinelli a cui abbiamo posto alcune domande sul suo studio, sulle issues che un cliente italiano può avere quando arriva negli Stati Uniti e sul mercato legale italiano e in particolare sulla possibile attenzione da parte di alcune law firm internazionali all'Italia.
Avvocato Spinelli, nel 1951 nasce Pavia & Harcourt. Come nasce lo studio?
Nell’immediato dopoguerra, l’avv. Enrico Pavia lascia Genova e si trasferisce in America per proseguire la sua attività di consulenza legale per aziende italiane. Nel 1951, l’avv. George Pavia – primogenito di Enrico – si iscrive all’albo forense di New York, dando vita allo Studio. Nel 1961 alcuni dei nostri legali aprono a Milano la prima sede italiana dello Studio. Da allora il cuore delle attività è stato quello di una full service lawfirm di taglio americano, che conserva tuttavia le sue origini prettamente italiane, e che costituisce il punto di riferimento per imprenditori italiani che giungono in America per espandere le loro attività commerciali.
Qual è il vostro posizionamento sul mercato e in quali practice?
Lo studio è praticamente “fatto su misura” per le imprese italiane ed europee che intendano investire od avere rapporti commerciali e finanziari con gli Stati Uniti. In particolare, con sei avvocati di cultura e formazione accademica italiana oltreché americana, possiamo affermare di essere “il più italiano degli studi americani”. In ciò ci distinguiamo dai vari studi americani muniti di “Italian desk” – una struttura minore inserita in una più ampia e generica, di matrice e impostazione prettamente statunitensi. Ciò che maggiormente ci distingue è l’attitudine ad operare quotidianamente come tramite tra due culture e due sistemi distinti, sia dal punto di vista giuridico che di conduzione degli affari e del negoziato commerciale. Lo Studio offre una gamma completa di servizi legali a privati, società ed enti istituzionali, tra i quali il Governo Italiano ed il Consolato Generale d’Italia a New York. Le nostre aree di attività sono quelle tipicamente richieste da tale tipologia di clientela, ed includono il diritto commerciale e societario, il diritto bancario, quello dei media e dello spettacolo, il diritto immobiliare, della moda e dei beni di lusso, contenzioso e arbitrato, il diritto della proprietà intellettuale, la pianificazione ed amministrazione di trust e successioni, nonché il diritto dell’immigrazione. Pur essendo basati a New York, operiamo su tutto il territorio americano.
Quali sono i problemi che generalmente un cliente italiano incontra negli States?
Il rischio maggiore che un cliente italiano può incontrare negli States può sorgere quando tenta, anche inconsapevolmente, di utilizzare in America impostazioni e soluzioni, incluso di natura giuridica, proprie dell’ordinamento italiano. In linea generale, conoscere gli Stati Uniti e le modalità di condurre affari in America richiede preparazione ed apertura a nuove mentalità e metodologie non in uso in Italia. Tra queste, la predilezione del prevenire anziché curare: ad esempio, prevenire il contenzioso mediante un'accurata negoziazione contrattuale, oppure prevenire azioni per risarcimento da parte dei propri dipendenti mediante l’adozione di adeguati programmi di addestramento nel settore delle risorse umane (ad esempio, in materia di assunzioni, discriminazione, sexual harassment, etc.). Negli Stati Uniti, data la maggiore effettività del sistema giudiziario, sottovalutare i rischi di un contenzioso può avere conseguenze anche gravi. In USA, infatti, il contenzioso ha costi altissimi, sia in termini di spese processuali, sia in termini di risarcimento da responsabilità civile. Contrariamente all’Italia, esistono infatti istituti giuridici che amplificano la responsabilità di chi opera, non necessariamente per aver condotto azioni illecite: si pensi, ad esempio, ai cosiddetti treble damages (ove l’ammontare del danno, una volta stabilito, viene triplicato dal giudice a mero titolo sanzionatorio); o alle azioni da responsabilità ambientale; o, ancora, alle casistiche di risarcimento da infortunistica.
Vostri concorrenti?
I nostri concorrenti sono, da un lato, i grandi studi internazionali muniti di “Italian desk”; dall’altro, studi di minori dimensioni, che tuttavia hanno nel loro organico uno o più professionisti che parlano la lingua italiana. Entrambe le tipologie di studio presentano alcuni svantaggi per il nostro cliente tipo. Da un lato, infatti, gli studi USA di dimensioni maggiori (con pochissime eccezioni) non sono studi “internazionali” in senso stretto. Il grande studio USA, infatti, “esporta” il diritto, la cultura e soprattutto la mentalità del legale americano, imponendo tali elementi anche in operazioni a carattere internazionale. Di conseguenza, in contesti che richiedono la mediazione tra più culture e la comprensione del punto di vista del proprio cliente o della controparte straniera, il grande studio americano può talvolta essere carente. Per contro, il know-how principale di una boutique internazionale come Pavia & Harcourt consiste proprio nell’avere la visione d’insieme di più culture giuridiche e di business, grazie appunto alla formazione giuridica sia americana che europea. Dall’altro lato, gli studi minori spesso non possiedono l’esperienza o l’organico sufficiente per coprire adeguatamente operazioni complesse o particolari aree del diritto di interesse per molti dei nostri clienti.
Secondo alcune indiscrezioni e poi dopo alcune telefonate di verifica, ci risulta che sia Skadden che Morgan Lewis siano interessati ad aprire in Italia. Posto che nessuno degli interessati ha negato la cosa, quanto per lei che ha collaborato con entrambi gli studi è verosimile?
Ovviamente la domanda non è posta ad un possibile informato sui fatti, quanto all' osservatore esperto. Entrambi gli studi hanno avuto – ed hanno tuttora – legami piuttosto consistenti con l’Italia. Skadden ha un novero di clienti italiani ad alto profilo ed ha seguito, tra l’altro, le operazioni di privatizzazione dell’ENEL. Come saprete, sino al 2008 Skadden era alleato con lo Studio Chiomenti, quindi possiede già un’esperienza consolidata nel settore. Dal 1998 circa, con l’approdo in Morgan Lewis di Richard Gardner, ex ambasciatore USA in Italia, lo studio ha sempre ambito ad un’Italian practice di livello e continua a coltivare rapporti con le maggiori aziende ed enti pubblici italiani. Ritengo che, anche nel caso di Morgan Lewis, l’obiettivo primario potrebbe essere quello di partecipare a future operazioni di privatizzazione nel nostro paese. In sostanza, direi che entrambe le ipotesi prospettate sono quantomeno verosimili.