Socio di capitale, Acerbis (Tls): «Dubbi sul piano operativo»
Il 29 agosto entra in vigore la legge sulla concorrenza. Tra le norme contenute nel testo v’è quella che consente alle società tra professionisti di avere un socio di capitale (leggi qui l’articolo). Abbiamo chiesto a Fabrizio Acerbis (nella foto), managing partner di Tls Pwc, cosa pensa di questa novità e che tipo d’impatto potrà avere sul mercato.
Dottor Acerbis, cosa pensa della norma che consente la presenza del socio di capitale nelle società tra professionisti?
In linea di principio vediamo con favore le norme che aumentano le libertà, inclusa quella di scegliere tra più istituti per l’esercizio di attività professionale in forma associata. Il mondo cambia rapidamente e alcune battaglie verso il mantenimento dello status quo appaiono, e spesso sono, di retroguardia.
Crede si tratti di un modello efficace per affrontare il mercato?
Sulle società tra professionisti manteniamo ancora seri dubbi di tipo operativo, cioè sulla reale efficacia dello strumento nell’indirizzare alcune supposte criticità dell’assetto studio professionale senza ottenere l’effetto di aprirne altre di altrettanto critiche.
A cosa si riferisce?
Mi riferisco, da un lato alla volontà di indirizzare i temi delle responsabilità e della capacità di finanziamento aprendo, dall’altra lato, il tema della minore flessibilità nella distribuzione degli utili tra i professionisti e quello della valutazione dei lavori in corso (principi di cassa verso competenza).
Insomma, questo strumento rischia di restare inutilizzato?
Non è un caso, a mio modo di vedere, che professionisti appartenenti alla medesima sfera giuridico-economica, e mi riferisco in particolare ai commercialisti, fatti evidentemente propri ragionamenti, abbiano bocciato lo strumento, costituendo società tra professionisti in numero sostanzialmente irrisorio.