Sena vince in Cassazione sull’equo premio per il dipendente inventore
Segna un precedente importante la sentenza 3436/2022 della Corte di Cassazione, pubblicata lo scorso dicembre, relativa ad un caso riguardante alcuni brevetti intestati alla società a capo del gruppo chimico industriale Clariant, aventi oggetto importanti invenzioni realizzate da un dipendente della filiale italiana del gruppo, Carlo Rubini.
Sena & Partners, con un team guidato da Giuseppe Sena (nella foto a sinistra) e composto da Elisabetta Berti Arnoaldi (nella foto a destra), Paola Tarchini e Antonino Della Sciucca, ha assistito vittoriosamente il dipendente inventore davanti alla Suprema Corte che ha fatto proprie le tesi portate e già condivise dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Milano, in applicazione della disciplina delle invenzioni dei dipendenti ex art. 64 del Codice della Proprietà Industriale.
La Corte ha in primo luogo confermato che l’obbligo di corrispondere l’equo premio al dipendente inventore rimane in capo al datore di lavoro, indipendentemente dalla circolazione infragruppo dell’invenzione, ovvero anche nel caso in cui la relativa brevettazione avvenga da parte di altre società del medesimo gruppo. Ha inoltre ribadito il principio per il quale la vigenza dei diritti esclusivi sull’invenzione esclude la legittimazione del datore di lavoro a contestarne i requisiti di brevettazione per sottrarsi all’obbligo di corrispondere l’equo premio.
E ancora, in tema di prescrizione, ha riaffermato che, nel caso di invenzioni brevettate, il diritto all’equo premio si prescrive a partire dalla data della concessione dei brevetti.