Sanzioni internazionali, alle imprese «serve una guida»
Lo scorso 7 maggio si è tenuto presso il Ministero degli Affari Esteri il convegno internazionale dal titolo: “L’Italia e le sanzioni. Quando la geopolitica si scontra con i mercati. Quattro casi di studio per gli interessi economici italiani: Eritrea, Iran, Russia e Sudan”. Francesco Paolo Bello (nella foto), avvocato, partner di Polis Avvocati, studio legale con sede in Bari e Roma ha condotto i lavori di uno dei quattro casi di studio, quello su Eritrea e Sudan, il caso dell’Africa Orientale.
«Questo è un momento cruciale in cui sta cambiando il quadro delle sanzioni nei confronti di alcuni Paesi e ciò ha riflessi importanti sul piano economico. Basti pensare alla recente decisione di Obama su Cuba, o a quello che in questi giorni l’Unione Europea è chiamata a decidere nei confronti delle sanzioni contro la Russia a seguito dell’intervento in Ucraina, o ancora all’Iran, che entro questo mese di giugno sarà destinatario dell’accordo tecnico (quello politico è stato già raggiunto in marzo), sulla rimozione delle sanzioni, o ancora all’Eritrea e, più in generale, a tutti i Paesi dell’Africa orientale nei quali le sanzioni hanno, di fatto, aggravato situazioni già difficili provocando fenomeni quali i picchi di emigrazione verso l’Europa che il nostro Paese oggi è chiamato ad affrontare in prima linea», ha detto Bello che abbiamo incontrato per discutere di sanzioni internazionali ed effetti sulle imprese italiane.
Le sanzioni internazionali quindi bloccano i mercati?
Partiamo da un dato: le sanzioni sono uno strumento legittimo di politica estera che intende prevenire l’uso della forza ed è contemplato dall’art. 41 della Carta dell’ONU, proprio con lo scopo di mantenere pace e sicurezza. Le sanzioni vengono decise della Comunità internazionale e, come tali, vanno rispettate. L’Italia peraltro fa parte a pieno titolo della Comunità internazionale e contribuisce a decidere le azioni internazionali. Ciò detto è però evidente che spesso le sanzioni non hanno dato gli effetti sperati ma spesso hanno confuso il mercato, inibendo gli investimenti.
Perché?
Quando un Paese è sotto sanzione internazionale, le imprese pensano di non poter operare, rinunciando così ad opportunità interessanti. Oggi più che mai, con i mercati nazionali in crisi, i mercati esteri rappresentano uno sbocco naturale per le nostre aziende; ed anche i mercati dei Paesi soggetti a sanzione possono fornire un’occasione di business. A fianco delle imprese devono quindi esserci partner e advisor preparati e consapevoli della realtà che le aziende affronteranno, prospettando, caso per caso, i rischi, le strategie, i contesti normativi e socio economici per operare in sicurezza e nel rispetto delle regole.
Può farci qualche esempio?
Penso all’Iran, Paese con 80 milioni di abitanti, che oggi può essere considerato la nuova frontiera per le imprese italiane, perché possiamo tornare ad essere il primo partner commerciale in quell’area se sarà smantellato l’impianto sanzionatorio. Penso all’Eritrea, realtà a cui siamo storicamente legati e che, come faceva notare l’ambasciatore eritreo Mr. Fessehazion, ha sanzioni di tipo militare ma non di tipo economico con delle potenzialità enormi in settori quali il turismo, l’agricoltura, la costruzione di infrastrutture e l’estrazione di minerali preziosi. Penso, più in generale, a tutti i paesi del Corno d’Africa, ricchi di altrettante opportunità.
Quindi?
Mai come oggi la conoscenza dei mercati e la gestione del rischio politico per le imprese è un fattore importante e in grado di fare la differenza; da qui l’esigenza di conoscere meglio i meccanismi di costruzione e rimozione delle sanzioni. Per questo motivo durante il convegno è emersa una proposta interessante: la creazione di una task force tra Palazzo Chigi, Ministero esteri, con Ice, Dogane, Confindustria, Abi, per gestire informazioni e procedure per le imprese che operano o vogliono operare nei Paesi sottoposti a sanzioni, ma soprattutto per informare e assistere il Sistema Industria su come lavorare al meglio nel rispetto dei vari regimi sanzionatori.