Salary Guide 2023: quanto si guadagna in uno studio legale d’affari

di nicola di molfetta

Di certo si lavora molto. Ma di sicuro non si lavora gratis. La carriera di un avvocato d’affari, in Italia, comincia con un compenso che parte da (almeno) mille euro al mese, se si è all’inizio della pratica forense, e può arrivare oltre i 150mila euro annui se si arriva alle soglie dell’equity di uno studio, ovvero a un passo dal diventarne socio.

È quanto emerge dalla edizione 2023 della Salary Guide di MAG. Una fotografia delle policy retributive più diffuse all’interno degli studi legali associati, e in particolare di quelli che fanno parte del mondo della business law. Un’analisi che conferma la condizione di privilegio, se non altro economico, di cui i professionisti che scelgono di cominciare la loro carriera in queste strutture (che si tratti di law firm internazionali o studi italiani poco cambia) rispetto alla generalità dei giovani avvocati nel Paese. Parlano le cifre. Un giovane avvocato, a inizio carriera (già iscritto agli albi), secondo gli ultimi dati Censis-Cassa Forense riesce a portare a casa un reddito medio di 12.929 euro. Mediamente, invece, un praticante avvocato al primo anno in uno studio legale d’affari ottiene una retribuzione che si aggira attorno ai 25mila euro l’anno e che si colloca nel mezzo di una forchetta che, come accennato all’inizio, parte da un minimo di 1.000 euro al mese e arriva a un massimo di 3.500.
Un avvocato italiano, sempre secondo i dati Censis-Cassa, arriva alla soglia dei 40 anni con un reddito dichiarato che ancora non supera i 20mila euro e tra i 40 e i 44 anni, si attesta sui 22.600 euro. Il collaboratore di uno studio legale d’affari, invece, nel corso dei suoi primi tre anni di lavoro guadagna mediamente 35-40mila euro. E anche qui parliamo di una forchetta che parte da un minimo di 26mila euro e arriva a un massimo di oltre 50mila euro.

Va detto che osservando i dati raccolti per l’analisi di quest’anno, negli studi legali d’affari c’è stato un diffuso aumento delle retribuzioni, in particolare per le fasce più giovani di collaboratori, rispetto alla precedente edizione della survey. Quasi uno studio su due ha ritoccato al rialzo i compensi dei collaboratori con aumenti che si sono attestati tra un minimo del 5% a un massimo del 20% con una consistente fascia mediana attorno all’11% che sembra aver deciso di tenere conto soprattutto della dinamica inflativa della congiuntura nazionale.

Quasi la totalità degli studi analizzati, poi, ha dichiarato di avere…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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