Saccucci e Perroni per la verità sul caso Lo Porto: ok a indagini suppletive
Il professor Andrea Saccucci e l’avvocato Giorgio Perroni (in foto), difensori della famiglia del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, deceduto nel gennaio 2015 in Pakistan, a seguito di un’operazione antiterrorismo americana condotta con un drone, il cui obiettivo era un compound jihadista legato ad Al Qaeda, hanno ottenuto il rigetto della richiesta di archiviazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari di Roma, il quale ha disposto le indagini suppletive richieste dai legali.
In particolare, nell’ambito del relativo procedimento penale iscritto contro ignoti presso la Procura della Repubblica di Roma, nel maggio 2017 i Pubblici Ministeri avevano presentato richiesta di archiviazione, asserendo che i reati di omicidio doloso e/o colposo (prospettati da Saccucci e Perroni in sede di querela) non fossero sussistenti, ritenendoli scriminati atteso il contesto bellico di antiterrorismo in cui si sarebbero inseriti i fatti.
La richiesta di archiviazione è stata respinta dal Giudice per le Indagini Preliminari, il quale non ha condiviso la prospettazione avanzata dalla Pubblica Accusa e, quindi, accogliendo l’opposizione presentata dagli avvocati Saccucci e Perroni e l’istanza di indagini suppletive dagli stessi indicate, ha disposto che si proceda, mediante rogatoria internazionale, ad acquisire tutta la documentazione relativa al monitoraggio effettuato dal Counter Terrorism Center (CTC) sul compound anteriormente e successivamente agli strikes che hanno colpito Giovanni Lo Porto, nonché ad acquisire tutta la documentazione riguardante le indagini svolte dal Governo Statunitense a seguito di quanto accaduto. Il Tribunale ha anche disposto l’individuazione di coloro che hanno coordinato il monitoraggio del compound, gestito ed autorizzato gli stikes che lo hanno raso al suolo.