Rotondi, LabLaw: riforma del lavoro tentativo apprezzabile
"I dati diffusi dall’Istat, che fotografa l’elevata disoccupazione giovanile in costante aumento in Italia, dimostrano come nel nostro Paese manchi ancora un efficace collegamento fra la scuola e il tessuto produttivo. In particolare manca un servizio efficiente e capillare di orientamento scolastico e professionale, capace di dare a ogni adolescente che esce da un ciclo scolastico un’informazione completa sulle opportunità che gli sono offerte dal mercato del lavoro e sugli strumenti di formazione e addestramento disponibili per cogliere quelle opportunità”. Con questa dichiarazione Pietro Ichino (in foto) ha aperto i lavori del momento di confronto fra professionisti tenutosi a Palazzo Clerici a Milano. Pietro Ichino ha aggiunto che la tradizionale rigidità in ingresso del mercato del lavoro italiano vale solo per i disoccupati e in particolare per i giovani, come dimostrano i due milioni di nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato censiti in Italia nel 2011, un numero di opportunità di lavoro relativamente elevato, cui però accedono agevolmente soltanto coloro che già sono dentro la cittadella del lavoro regolare. L’incontro, promosso dagli studi Ichino Brugnatelli e Associati e LabLaw, ha costituito uno dei primi momenti di riflessione sulla riforma del lavoro dopo l’ approvazione definitiva. Flessibilità in ingresso e in uscita, nuova disciplina sostanziale dei licenziamenti e ruolo della nuova Aspi (Assicurazione Sociale per l’Impiego) sono stati i temi al centro del dibattito. Francesco Rotondi, partner di LabLaw ha così commentato la riforma: “La riforma risulta apprezzabile per il tentativo, non facile, di mettere mano ad una legislazione che non esprime solamente valore giuridico bensì sociale e culturale. Detto ciò debbo rilevare che essa non è riuscita ad eliminare quei profili di incertezza, di sconfinata discrezionalità che rendono impossibile raggiungere gli obiettivi declinati dalla normativa stessa. Credo che ancora una volta nel processo di elaborazione del disegno normativo si sia operato in distonia rispetto alle reali esigenze di mercato e non mi riferisco all'art.18. Penso ad una reale e puntuale normativa di inserimento al lavoro, un collegamento virtuoso tra scuola e lavoro, un ripensamento formativo per i meno giovani. Sotto questo profilo reputo la riforma decisamente insufficiente. Altro capitolo delicato è quello relativo alla riforma degli ammortizzatori sociali, la cui portata al momento mi sfugge, ma sono certo che non opererà uno stravolgimento dell'assetto attuale se non coordinata con un adeguato regime sanzionatorio e di controllo”. Infine il professor avv. Pietro Ichino si è soffermato sul nuovo articolo 18 e sul concetto di scarso rendimento del lavoratore. “Fino a oggi in Italia il low performer è stato pressoché inamovibile, in conseguenza dell’incertezza della soglia del difetto di produttività oltre la quale il licenziamento può considerarsi giustificato. Con il nuovo apparato sanzionatorio predisposto dalla riforma, la coniugazione tra procedimento disciplinare e procedimento di licenziamento per motivi economico-organizzativi renderà il licenziamento per scarso rendimento giuridicamente possibile, ed economicamente praticabile in tutti i casi in cui la perdita attesa per effetto del deficit di produttività del lavoratore supererà l’entità dell’indennizzo previsto. Questo favorirà una migliore allocazione delle risorse umane nel tessuto produttivo e conseguentemente un aumento della produttività media”.