Riunioni, orari di lavoro: le nove azioni che Eni gas e luce chiede ai consulenti sul fronte Csr

di ilaria iaquinta

La ricostruzione del mondo post-pandemico ci impone di riflettere su come possiamo migliorare la società chiudendo i divari che la crisi sanitaria ha evidenziato e inasprito. Tutti possiamo fare la nostra parte.

Ne è convinto Pietro Galizzi, general counsel (GC) di Eni gas e luce che ha inviato una lettera a studi e consulenti legali per chiedere un impegno concreto sulle tematiche di corporate social responsibility (CSR). Una materia, quest’ultima, di cui «a lungo il mondo legale si è disinteressato» e che ora non può più essere trascurata, si legge nel documento. E per contribuire Eni gas e luce si fa promotrice di valori tra cui la garanzia di: pari diritti e opportunità; remunerazione e percorso di carriera commisurati al lavoro svolto; e un sano equilibrio tra vita privata e lavorativa.

In particolare, la lettera – oltre alle motivazioni, gli obiettivi e i valori che hanno ispirato l’iniziativa – indica le azioni concrete sulle quali i consulenti dovranno improntare le attività in occasione dello svolgimento di servizi e progetti per conto della direzione legale.

In breve, si chiede di: incoraggiare il contributo delle minoranze di qualunque natura; garantire la presenza di almeno il 30% del genere meno rappresentato nei team di lavoro superiori a tre persone; prevedere criteri remunerativi e percorsi di crescita identici per uomini e donne; riconoscere il diritto alla disconnessione (fatta eccezione per le urgenze, per Eni gas e luce non si lavora di sabato e domenica né prima delle 9 o dopo le 19); limitare la partecipazione attiva a non più di cinque riunioni al giorno; promuovere in maniera progressiva la diversity etnica; incoraggiare il confronto con le controparti per limitare il contenzioso; produrre accordi semplici, chiari e che bilancino gli interessi delle parti coinvolte; impegnarsi concretamente a rispettare e promuovere la cultura della CSR.

 

 

MAG ha parlato con Galizzi e la head of data protection Serena Contu che ha seguito il progetto insieme a lui e all’intero ufficio Legal Regulatory and Compliance di Eni gas e luce.

È la prima volta, stando all’osservatorio di inhousecommunity.it, che si intraprende un’iniziativa del genere in Italia. Esempi simili invece sono comuni all’estero sul fronte diversità e inclusione (D&I). È a quelli che vi siete ispirati?
Pietro Galizzi (PG): L’idea della lettera è stata effettivamente ispirata da quanto scritto lo scorso 28 gennaio dal general counsel di Coca Cola (ne abbiamo parlato su MAG 159, ndr). In quel caso, l’attenzione era fondamentalmente rivolta alla valorizzazione della diversity etnica. Noi abbiamo voluto ampliarla ad altri temi sui quali stavamo ragionando da tempo, inclusi altri tipi di diversity, il diritto alla disconnessione, la ricerca di accordi con le controparti e la negoziazione di accordi chiari e bilanciati.

Perché le aziende si interessano sempre di più a quello che fanno i propri consulenti su questi argomenti?
Serena Contu (SC): Perché ritengono di avere una responsabilità che non sia limitata al proprio stretto ambito ma che coinvolga realmente tutti gli stakeholder, non potendo pertanto ignorare, analogamente a quanto avviene nell’ambito della compliance, le modalità lavorative e le practice adottate dai propri consulenti.

Chi ha lavorato al progetto? Da quanto tempo stava maturando?
SC: La lettera non è un’iniziativa estemporanea ma è il frutto di una forte attenzione che il nostro ufficio dedica da alcuni anni ai temi CSR. A partire dallo scorso marzo 2020, il confronto tra di noi è stato in particolare molto attento alle ripercussioni del lockdown in ambito diversity, e al riguardo abbiamo già più volte dedicato un apposito spazio nell’incontro di aggiornamento reciproco che abbiamo ogni settimana.

Nella lettera chiedete l’assunzione di impegni concreti. Gli studi dovranno impegnarsi molto per raggiungere questi obiettivi sfidanti o hanno tutte già le carte in regola per rispettarli?
PG: Riteniamo che la maggior parte degli studi abbiano potenzialmente le carte in regola per raggiungere quasi tutti gli obiettivi. Siamo comunque convinti che l’aver esplicitato i singoli temi possa stimolare una riflessione che favorisca un forte cambio di mentalità e prospettiva, aiutando gli studi a comprendere che la CSR ha un impatto anche nel mondo legale e che oggi le aziende hanno richieste e attenzioni diverse rispetto al passato.

Che feedback state raccogliendo dagli studi d’affari?

PER PROSEGUIRE LA LETTURA CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

SHARE