Referendum: in nome del popolo sovrano

di giuseppe salemme

Nei prossimi mesi con tutta probabilità torneremo ad assistere ai curiosi effetti che l’avvicinarsi di un referendum suscita nella politica italiana: sempre pronta ad acclamare il nuovo “trionfo della democrazia diretta”, ma altrettanto puntuale nel tradire un certo disagio ogni volta che i cittadini si avvicinano alle urne referendarie. Sarà l’imprevedibilità della consultazione popolare in sé, o la sensazione di venire “scavalcati” nell’esercizio del potere legislativo, ma ogni qualvolta si avvicina la data di un referendum abrogativo iniziano a fioccare le iniziative volte a “sorpassare a destra” il referendum: riformando le leggi oggetto di revisione prima che lo facciano i cittadini, o addirittura stringendo le maglie costituzionali che regolano l’esercizio delle forme di democrazia diretta. Proprio quest’ultima opzione è stata spesso prospettata negli scorsi mesi, quando in occasione delle raccolte firme per i referendum sulla cannabis e sull’eutanasia (in queste ore al vaglio della Corte Costituzionale), è stata per la prima volta ammessa la sottoscrizione digitale per mezzo dell’identità Spid. Una novità piccola, che nel 2022 potrebbe (o dovrebbe?) sembrare quasi scontata. Ma che ha avuto effetti dirompenti, garantendo ad entrambi i quesiti le firme necessarie al prosieguo dell’iter referendario in tempi e con numeri da record. Dunque, in attesa di conoscere il responso della Consulta sull’ammissibilità di ben otto quesiti (ai due già citati si aggiungono infatti i sei, importantissimi, sull’ordinamento giudiziario, vedi box), MAG ha voluto parlare di futuro con Simona Viola, avvocata dello studio GPA e già presidentessa di +Europa, il partito autore dell’emendamento che ha consentito la raccolta firme digitale. Perché la realtà è che concetti
come “democrazia diretta” sono in sé vuoti. E si realizzano soltanto se correttamente garantiti dalle norme (e dalle forme) con cui possono esplicarsi.

Il 20 luglio 2021 viene approvata la proposta di legge che permette di raccogliere anche per via digitale le 500mila firme necessarie a presentare la richiesta di referendum. Ma forse soltanto a settembre, con la raccolta firme per il referendum sulla cannabis, ci si è accorti della portata dell’innovazione. È stato un po’ inaspettato anche per voi?
È stato un po’ un fulmine a ciel sereno. Raccolgo firme per referendum da quando avevo 16 anni,
e conosco bene gli infiniti problemi cui si va sempre incontro: falsificazioni, duplicazioni, errori materiali, autenticazione. Quindi va rivolto un ringraziamento al deputato di +Europa Riccardo Magi, autore dell’emendamento che ha consentito la firma tramite Spid. Si è trattato a mio parere di un bell’esempio di legislazione su iniziativa parlamentare, oggi ridotta ai minimi termini.

L’iter di approvazione dell’emendamento è stato complesso?
Più che complesso direi particolare. Il testo era stato alla fine concertato da Magi con il Ministero per la transizione digitale. Ma poi, in commissione giustizia, il Ministro guardasigilli ha dato parere contrario all’emendamento, esprimendosi contro il suo stesso collega di governo, con la proposta di ammettere al più la firma digitale per i portatori di handicap. Una follia: pensi solo alle infinite discussioni che sarebbero sorte sulla percentuale di invalidità necessaria a poter usufruire dello Spid…

Altro che norme chiare e determinate…
Dirò di più: l’Italia era già stata spesso strattonata dalla Commissione diritti umani dell’Onu a causa delle ingiuste restrizioni frapposte all’esercizio dei diritti partecipativi ed elettorali dei cittadini, e la proposta di +Europa avrebbe risolto alcuni di quei rilievi. Tant’è che anche il Ministero degli affari esteri aveva espresso parere favorevole, proprio per questo motivo. Alla fine, ha prevalso la ragionevolezza, e l’emendamento Magi è stato votato all’unanimità dalla commissione affari costituzionali contro il parere del governo.

Il successo delle raccolte firme su cannabis e fine vita ha subito creato una corrente politica in favore della limitazione della possibilità di firma digitale, o addirittura di un aumento del numero di firme necessarie a richiedere un referendum…
Ma le pare possibile che appena si apre un momento di larga partecipazione popolare alla vita politica del Paese il primo riflesso è quello di cambiare le norme per limitarla? Centinaia di migliaia di persone sono venute a firmare ai tavolini chiedendo di potersi esprimere su temi che evidentemente stanno loro a cuore; il boom di iscrizioni allo Spid registrato durante le raccolte è fra l’altro la prova che la raccolta di firme è stata anche occasione per avvicinare cittadini all’amministrazione e alla digitalizzazione. E ora dobbiamo sentirci dire che la firma digitale crea delle perplessità perché è solo “nell’incontro fisico al tavolo di raccolta delle firme che si forma la volontà e la consapevolezza dell’elettore”? È una barzelletta che non fa ridere.

Chi propone di alzare le soglie di firme necessarie lo giustifica con l’aumento della popolazione italiana rispetto al dopoguerra…
Come ci insegna sempre Sabino Cassese, nei 70 anni da quando la Costituzione è stata scritta la popolazione è aumentata di 10 milioni, ma gli iscritti ai partiti politici si sono ridotti ad 1/8; quando la popolazione italiana era di 46 milioni, i soli iscritti ai tre principali partiti erano circa 4 milioni, oggi si parla di 7-800mila iscritti. Non è affatto detto che quella soglia sia stata posta in funzione del numero degli aventi diritto al voto. Era anche una soglia commisurata a quel livello di partecipazione politica, o comunque ragionevole in assoluto. Quello che so è che il referendum sull’eutanasia ha raccolto 700mila firme cartacee e 500mila digitali, e quello sulla cannabis 600mila firme digitali in una settimana: direi che almeno rispetto a questi temi non c’è soglia che tenga. Mentre i sei quesiti sulla giustizia sono stati presentati su iniziativa dei consigli regionali, e lì sì che ci sarebbe qualcosa da dire…

A cosa si riferisce?
Nessuno ne ha parlato, il che mi ha lasciato stupefatta. Ma io trovo sbagliato che i consigli regionali possano…

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