QLT Law &Tax rilancia sulla tecnologia. In arrivo l’AI associate

di nicola di molfetta

Un anno fa, prendeva il via il progetto QLT Law & Tax, studio legale e tributario. Un progetto ambizioso, nato “ripartendo dalle radici del passato per programmare il futuro dell’assistenza legale” fondato sull’esperienza decennale di Quorum.  

A dodici mesi di distanza, il progetto conta su circa 50 professionisti Roma e Milano, tra cui 10 partner, operativi in più di 14 aree del diritto nazionale e internazionale. Un gruppo di lavoro che ha portato a casa ricavi per oltre 8 milioni di euro, offrendo una consulenza multidisciplinare con un approccio integrato.

MAG ha incontrato i co-managing partner Francesco D’Amora e Nicola Romano per tracciare un bilancio dei primi dodici mesi di attività di QLT e condividere la loro visione sul futuro del settore legale.

Avvocati D’Amora e Romano, un anno fa partiva il progetto QLT: che bilancio fate di questo primo “giro di giostra”?
Nicola Romano (NR): Abbiamo fatto un giro di giostra intenso, e allo stesso tempo appagante. Il progetto di QLT è nato sulla scia della precedente esperienza che ci ha permesso, da una parte, di agire in continuità con il passato, con i clienti storici che hanno continuato a darci fiducia, dall’altra di proiettarci verso nuove sfide in linea con l’evoluzione del diritto nazionale ed internazionale.

Cosa vi ha spinto a dare vita a questa nuova iniziativa? Qual è il vostro approccio al mercato?
Francesco D’Amora (FDA): In QLT possiamo contare su un team affiatato e trasversale, rispetto alle diverse aree del diritto. Quella che stiamo vivendo è una crescita importante, frutto di un lavoro intenso e di qualità che è andato avanti nel tempo con determinazione e responsabilità. A un certo punto abbiamo capito che questo bagaglio professionale necessitava di un nuovo “vestito” per essere competitivo rispetto alle sfide del momento. Per questo guardiamo al mercato con un approccio moderno, innovativo e multidisciplinare, puntando sulle aree tradizionali del diritto così come su quelle più all’avanguardia. Basti pensare all’innovazione tecnologica, all’Intelligenza Artificiale e al riflesso che queste hanno nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Tutti aspetti che meritano approfondimenti e un’attenzione particolare dal punto di vista giuridico, sui quali contiamo di poter esprimere le nostre competenze all’interno delle differenti discipline che trattiamo.

Com’è strutturato lo studio sul piano della governance?
NR: La filosofia di QLT risponde a una logica di condivisione che punta a fare del gruppo il suo punto di forza. Ovviamente esiste una struttura di governance (al momento basata su un organo composto da due membri), che ha il compito di individuare le strategie e di fissare le priorità, oltre a coordinare al meglio tutte le attività dello studio. L’intera struttura, che oggi può contare su circa 50 professionisti, risponde a una “cabina di regia” composta da 10 partner, inclusi i founder.

Sul piano strategico, invece? Quali sono le aree di pratica su cui puntate?
FDA: Lo studio assicura un’assistenza a 360° in 15 aree di attività: amministrativo, energia e ambiente; diritto bancario e finanziario; compliance e 231; concorrenza e regolazione; diritto tributario e consulenza fiscale; contenzioso e arbitrati; crisi aziendali e ristrutturazione del debito; lavoro e relazioni industriali; previdenza sociale; diritto penale; data protection e privacy; proprietà intellettuale; real estate; diritto societario, fusioni e acquisizioni; capital markets.

Dobbiamo aspettarci l’avvio di una campagna di recruiting? A che livello (soci, collaboratori, of counsel…)
NR: La realtà di QLT è già cresciuta durante il suo primo anno di attività grazie all’ingresso di professionisti di primissimo livello. Il nostro obiettivo è continuare a crescere, in linea con l’espansione delle nostre attività. Abbiamo sempre concepito il recruiting come un’attività permanente e un’occasione di crescita, non come un’operazione straordinaria. Nei prossimi mesi, peraltro, contiamo di poter presentare importanti novità.

Quando vi siete presentati al mercato avete fatto riferimento all’intelligenza artificiale. Che ruolo ha in Qlt?
FDA: L’Intelligenza Artificiale è un’area trasversale rispetto a tutti i capitoli giuridici che lo studio tratta e i clienti afferenti ad essi; pertanto, richiede da parte nostra uno studio e degli approfondimenti che stiamo portando avanti oramai già da diversi mesi. Sempre più imprese e attività professionali si rivolgono a noi per chiedere come approcciarsi al meglio all’IA, soprattutto per i riflessi che questa porta nell’ambito dell’organizzazione del lavoro. Oggi l’IA fa emergere la necessità di impostare correttamente dei piani di riqualificazione dei profili professionali della forza lavoro, aggiungendo nuove competenze o rafforzando capacità già esistenti, creando per ciascun lavoratore un ‘bouquet’ di professionalità adatto agli strumenti digitali del futuro.

E come studio?
FDA: Come studio anche noi abbiamo esplorato l’opportunità di adottare degli strumenti di IA all’interno dei nostri processi. Per farlo abbiamo testato differenti piattaforme, oggi disponibili sul mercato, con risultati non sempre soddisfacenti ma che ci hanno fatto intuire alcune possibili evoluzioni che riteniamo possano vedere la luce nei prossimi tempi. Come QLT ci siamo anche posti delle domande sul corretto posizionamento di queste soluzioni all’interno dell’articolato e complesso lavoro di uno studio legale. Ci piace pensare fuori dagli schemi e soprattutto crediamo che gli strumenti utili per gli studi legali debbano necessariamente vedere la partecipazione di quest’ultimi come parte del processo di ingegnerizzazione del prodotto. Ci stiamo lavorando con un prodotto “made in QLT”.

In generale, la tecnologia come sta impattando sulla professione? E come impatterà in futuro?
FDA: L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’opportunità, ma occorre attrezzarsi al meglio per evitare di generare un cortocircuito. L’utilizzo responsabile degli strumenti di automazione e dell’IA in generale sicuramente hanno un ruolo importante nel recupero dell’efficienza dello studio e in definitiva nell’aumento della capacità competitiva rispetto al mercato. Come in tutte le innovazioni, alla prima fase di entusiasmo generale segue quella della razionalizzazione e, nel nostro campo, con le responsabilità che siamo chiamati ad assumere e l’elevato standard qualitativo che i nostri clienti si aspettano, abbiamo la necessità di mantenere il controllo sulla “produzione” di tali tecnologie e sul beneficio effettivo che se ne trae.

Questo scenario avvicinerà o allontanerà i giovani dall’avvocatura?
FDA: I giovani in linea di principio sono i “nativi digitali” e rappresentano una generazione che geneticamente vive in simbiosi con le evoluzioni che viviamo in questi ultimi anni. Questo tipo di forma mentis evidentemente li pone in una posizione da protagonisti rispetto al futuro della professione. Dal nostro punto di vista, la propensione all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali e la formazione tipica della nostra professione non sono in conflitto. Se l’una rappresenta l’insieme degli strumenti di lavoro attuali e futuri, l’altra esprime il contenuto del nostro lavoro; non possono non coesistere, semmai devono essere in qualche modo mixati. È per questo che stiamo creando una nuova figura di AI associate che vedrà presto la luce.

Sul piano internazionale, avete pensato ad alleanze o all’ingresso in associazioni? Avete già siglato degli accordi in tal senso?
NR: Abbiamo sempre partecipato a consessi internazionali quali l’IBA e l’EELA, questo ci ha permesso di lavorare stabilmente con numerosi studi legali internazionali e ora possiamo garantire ai nostri clienti assistenza in oltre 100 giurisdizioni differenti. Sono partnership che accrescono e valorizzano il nostro lavoro quotidiano alla luce di sinergie strategiche che guardano a uno sviluppo comune”.

Essere europei sarà un fattore di competitività o quello della professione legale è ancora un lavoro nazionale?
NR: Essere europei, direi internazionali, è fondamentale per una professione che può e deve arricchirsi grazie al confronto con le altre realtà. Non si tratta di mettere in dubbio le proprie specificità, ma di valorizzarle ancora di più e meglio proprio operando in un habitat globale. L’internazionalità e la conoscenza delle lingue ci ha permesso di acquisire un vantaggio competitivo rispetto ad altre realtà più concentrate sull’ambito domestico.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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