Puri Bracco Lenzi punta alla vetta del mercato
Dopo trenta mesi dal via, per Puri Bracco Lenzi (Pbl) è tempo di bilanci. Nel 2016, di fatto il secondo anno di attività dello studio, il fatturato è salito a 7,2 milioni di euro (+33%), l’incassato si è attestato a 7 milioni tondi e i costi sono scesi dal 58% al 55%. Nel frattempo, il team, che inizialmente contava 23 professionisti, oggi arriva a 40, suddivisi tra le sedi di Roma, dove si trova il nucleo fondante, e Milano, dove i soci di Pbl hanno appena comprato una sede a pochi passi da via Broletto. Si è trattato di un investimento di «alcuni milioni di euro» dicono i soci, che testimonia l’intenzione di creare davvero una realtà di respiro nazionale. Una boutique specialistica in campo tributario capace di piazzarsi tra le prime cinque insegne del settore nel Paese. Il viaggio di Pbl comincia a gennaio 2015. Ma i promotori di questo progetto, Paolo Puri, Pietro Bracco e Guido Lenzi, come raccontano in questa intervista a MAG, si conoscono da molto più tempo.
Puri, professore associato di diritto tributario nella facoltà di Economia dell’Università del Sannio ed ex consigliere giuridico del ministro delle Finanze Augusto Fantozzi durante il governo guidato da Lamberto Dini (1995-96), è stato consulente esterno degli studi legali tributari affiliati a Pwc ed Ernst & Young, fino a quando ha partecipato alla fondazione di Miccinesi e Associati. Qui è tornato a incrociare la strada e la scrivania con Bracco e Lenzi. Il primo proveniente proprio dallo studio del professor Fantozzi, in cui è stato socio tra il 2011 e il 2013; il secondo in arrivo da Tonucci & Partners dov’era approdato come socio responsabile del dipartimento fiscale, dopo essere stato partner in Ernst & Young per 7 anni e aver maturato pluriennali esperienze all’estero come tax director in KPMG (Amsterdam) e in Ernst & Young (Londra).
Da cosa è dipesa la decisione di farvi il vostro studio?
Paolo Puri (PP): Da una diversa visione strategica rispetto a quella del professor Miccinesi.
Ossia?
PP: Con tutto il rispetto per un ottimo professionista e docente come Marco Miccinesi volevamo dare vita a uno studio con un diverso tipo di organizzazione. Una struttura non legata a un dominus, ma in cui tutti i soci potessero avere un maggiore grado di autonomia.
Ma come sono andate le cose? Vi siete conosciuti in Miccinesi?
Guido Lenzi (GL): No, ci conoscevamo da anni. In particolare, ci siamo rincontrati nel 2010 quando eravamo su fronti diversi al tavolo di una complessa controversia che riguardava un importante caso di presunta stabile organizzazione in Italia di un gruppo farmaceutico americano.
E quando nel 2014 vi siete ritrovati tutti sotto lo stesso tetto professionale, cosa è accaduto?
Pietro Bracco (PB): Come diceva Paolo (Puri, ndr) abbiamo condiviso l’idea e la volontà di costruire uno studio che fosse diverso dalle boutique tradizionali di questo settore.
E a trenta mesi dallo start cosa dite: ci siete riusciti?
PB: Siamo riusciti a dar vita a uno studio fondato sull’amicizia e sul sorriso.
E anche sul business. Avete chiuso il 2016 con 7,2 milioni di fatturato in crescita del 33% sul vostro primo anno. Che strategia seguite?
PP: Una strategia molto semplice. Pensiamo a fare il nostro lavoro così come lo sappiamo fare ovvero puntando sulla qualità con uno scrupolo ed un’attenzione quasi maniacale.
Beh, questo è molto “tradizionale”…
PB: Forse, ma credo sia più importante occuparsi dei clienti che dei nostri rapporti interni. Del resto siamo una struttura volutamente di dimensioni contenute. Parlarci non è molto difficile.
A proposito di clienti, vi hanno seguiti in molti?
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