Con lo Stato che ha un crescente bisogno di fare cassa per fronteggiare il debito pubblico che ha superato i 2mila miliardi di euro, si torna a parlare di privatizzazioni. Lo scorso 21 novembre, il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha anche dato alcune indicazioni su quelli che potrebbero essere i primi gioielli a finire sul mercato. Nell’elenco compaiono otto società. Tra queste, ci sono ben cinque realtà in cui la partecipazione più consistente fa capo alla Cassa depositi e prestiti. A cui il 12 dicembre si è aggiunta anche Poste Italiane.
Essere uno studio legale in buoni rapporti con la società (partecipata all’80,1% dal Tesoro e al 18,4% dalle fondazioni di origine bancaria) che gestisce il risparmio postale e da alcuni anni è intenta a un’intensa attività d’investimento a sostegno dell’economia e dell’imprenditoria nazionale (tanto che c’è chi l’ha ribattezzata la nuova Iri), potrebbe favorire l’accesso ad alcune di queste operazioni nel prossimo futuro. Anche se gli studi che di recente hanno lavorato con la Cassa depositi e prestiti non saranno certo gli unici ad avere buone carte da giocare in questa partita.
NELL’ELENCO DEL GOVERNO: SACE, CDP RETI E FINCANTIERI. Ma quali sono le società che il governo starebbe pensando di mettere sul mercato? L’elenco parte da Eni, il colosso petrolifero, in cui il Tesoro detiene una partecipazione diretta del 4,34%, mentre la Cassa depositi e prestiti (Cdp) ne ha una del 25,76%. Ma sono Sace, Fincantieri, Cdp Reti e Tag – Trans Austria Gasleitung le società in cui il peso della Cdp risulta ancora più netto.
La Cassa, infatti, ha il 100% di Sace (servizi di export credit); il 100% di Fintecna a cui fa capo il 99% di Fincantieri; il 100% di Cdp reti, veicolo d’investimento costituito di recente e che ha in portafoglio il 30% di Snam; e l’89% di Tag che fa capo a Cdp Gas.
GIANNI E CHIOMENTI IN POLE POSITION PER SACE E FINCANTIERI. Gli advisor favoriti per seguire le possibili dismissioni di Sace e Fincantieri sembrerebbero Gianni Origoni Grippo Cappelli e Chiomenti.
Il primo studio, nel 2012, ha seguito per conto di Cdp l’acquisto delle partecipazioni in Sace e Simest. Incarico che l’associazione guidata da Francesco Gianni (in foto) si è aggiudicata al termine di una gara in cui ha offerto di seguire le operazioni per 129mila euro. Gianni Origoni Grippo Cappelli, inoltre, sembra favorito anche per seguire il possibile collocamento sul mercato di una quota di Poste Italiane, avendo seguito (con Allen & overy sul fronte banche) l’emissione di un bond senior da 750 milioni con scadenza 2018.
Tornando alle dismissioni che passeranno per Cdp, sempre nel 2012, Chiomenti ha assistito Cdp nell’acquisto del diritto di opzione per l’acquisizione delle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in Fintecna. Anche in questo caso, lo studio ha ottenuto il mandato al termine di una gara e in cambio di una parcella da 40mila euro.
Sia Gianni Origoni Grippo Cappelli, sia Chiomenti hanno lavorato per Cdp anche nel corso del 2013.
Il primo ha ottenuto, a fronte di una parcella da 95mila euro, l’incarico di seguire il progetto Cdp Reti (altra società che compare nell’elenco delle cedibili del governo).
Chiomenti, invece, nel 2013 ha assistito Cdp sul progetto Fondo Kyoto. Si tratta di un appalto semestrale vinto al termine di una gara che Chiomenti si è aggiudicato per 84mila euro (la base di partenza era di 199mila euro) offrendo un ribasso del 57% circa.